Mi sono sempre ripromesso di dare un ascolto a questi Subarachnoid Space, leggendo da più parti elogi su elogi, citazioni di gruppi a me vicini spiritualmente, accostamenti improbabili, e quant’altro; ma per un motivo o per un’altro non l’ho mai fatto, nessuno dei precedenti dischi è entrato nei miei ascolti, nessuna nota proveniente dalle loro chitarre aveva solcato le mie orecchie prima d’ora, prima di questo ultimo loro lavoro: "Eight bells".

Sono le loro prime note che ascolto, come detto, e devo dire che mi sono perso qualcosa, qualcosa d’importante per strada, forse: svolazzi psichedelici, voli pindarici liquidi e fluttuanti, oscurità abbagliante di distorsioni mai eccessivamente cupe ma ampie e avvolgenti, rosee melodie su tappeti di suoni amorfi e in aria. Un viaggio, verso lande già conosciute, forse, in tempi non troppo lontani, disegnati già da sparuti sognatori di acidi quali Isis, ma soprattutto Pelican e Red Sparowes, ma pieni di personalità voluminosa e quasi senza tempo.

Nemmeno un singolo fiato emesso, come gli ultimi due gruppi sopracitati, musica ed emozioni strumentali, totalmente al servizio di quella chitarra (Melynda Jackson) che disegna, disegna e scolpisce allo stesso tempo quei paesaggi così visionari ed onirici.

Bello, a tratti ampiamente emozionante, unica pecca: alcune soluzioni andavano sviluppate di più e andavano elaborate meglio, mentre il cd scivola via troppo velocemente (36 minuti sono veramente pochi per un prodotto del genere) ma è come trovare un ago in un pagliaio per un disco che si lascia ascoltare volentieri, e che fa viaggiare mente e corpo, ipnotizzando ed affascinando.

Ascolterò adesso a ritroso la discografia, spero di essere ancora abbagliato!

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