Innanzi tutto Vic Godard è un nome che suona piuttosto bene.
Anche se io a Godard preferisco Truffaut...
E poi, uno che come incipit del primo quarantacinque giri, scrive una frase come “siamo tutti puttane che cantano in prigione”, beh, uno così dovrebbe scendere il padreterno in persona e dirgli “rilassati figliolo, hai già fatto abbastanza”.
E per conto mio la recensione potrebbe pure finire qui. Anche se magari dovrei dire qualcosa sui postini.
I postini? Si, i postini...
Che quando ero ragazzo il postino del mio quartiere era un tipo figo,
Figo nel senso di tranquillo, voglio dire. Zigzagava in bici sorridendo e il solo vederlo metteva di buon umore.
Nella felicità, e nel sorriso, lo superava solo Mister Bianco, uno che cominciava la giornata con lo stravecchio o col turchetto per poi andare avanti col vinello fino a sera.
Poi c'era anche Pianula, quello che se ti vede ti incula...ma lui più che altro era uno sciupafemmine. E il suo sorriso contava meno, che era facile sorridere con tutte quelle signore adoranti.
Ma lasciam perdere Mister Bianco e Pianula e torniamo al postino. Che da bimbo mi pareva un lavoro bellissimo. Lento, lento in bicicletta a recapitar parole d'amore, sfoghi, scazzi, raccomandazioni ai bimbi.
Hermes in sedicesimo...
Ora Vic Godard, uno dei massimi poeti del post punk, a metà degli anni ottanta, si mise appunto a fare il postino. Ma dubito fortemente che fosse felice come quello zigzagante della mia infanzia. Che Vic non era uno che sorrideva e nel viso angoloso e accigliato gli occhi neri e profondi se ne stavano sempre in guardia.
Che poi già allora le lettere non si scrivevano quasi più. Invece nei film di Truffaut ce n'era una ogni cinque minuti. Nei film di Truffaut, non in quelli di Godard...
Un altro postino famoso era Charles Bukowski. “Post office” comincia con una ragazza di colore che gli chiede “La vuoi un po' di figa povero bianco?”
Beh, neanche a lui piaceva fare il postino... “Niente poesie con la rima in casa di Charles Bukowski”, diceva.
Niente assoli di chitarra rispondevano i punk...e semmai realismo, realismo coi controcoglioni...
E (Vic Godard dixit) magnifiche occasioni per istruirsi...
Che poi il nostro VIc mica era punk o, se lo era, lo era in un modo tutto suo.
E comunque Bukowski, che uomo...che anche lui qualsiasi cosa fosse lo era in un modo tutto suo. E col punk/post punk c'entrava poco ovviamente, se non che, rispetto ai poeti della beat generation, era molto terra terra. E poi ascoltava Judy Garland e musica classica.
Vic Godard, autodidatta supercolto, prima dei concerti dalle casse faceva sparare Debussy...
Ma d'altronde al vecchio Buck ci sono arrivato partendo dai postini. Le strade sono tante, milioni di milioni.
(Troppe citazioni colte e per di più a vanvera? A vanvera certamente, troppe no, visto che parliamo di Vic Godard).
E comunque il succo del discorso è, come immagino abbiate capito, che cazzo di mondo è quello in cui uno come Vic Godard fa il postino?
Che poi, in un certo senso, già lo faceva, anche se in un modo particolare...che pure le sue canzoni eran lettere, tutte le migliori canzoni lo sono.
Parole d'amore, sfoghi, scazzi, raccomandazioni ai bimbi...
O.K. parole d'amore forse non ce n'erano. Raccomandazioni ai bimbi invece si.
Raccomandazioni che annaspavano su una musica personalissima e fresca, tra ricordi sixties, urgenza punk e, come nel caso di “Ambition” formidabile istinto pop.
E annaspavano come quando le cose si dicono in fretta e si ha paura di non aver tempo ed energia sufficienti per sostenerne il peso (Greil Marcus dixit).
Che poi a dire il vero la raccomandazione era una sola, l'unica che si può fare... Quale? Pensateci un attimo...è quella...
E ora “Ambition”
“Ambition” avrebbe dovuto stare in cima alle classifiche... Tastiera giocattolo, ritmo salterino e irriguardoso, parole di fuoco...Una di quelle cose che ti fanno saltare dalla sedia...
E piuttosto colorata per quei tempi di raffinatezze in bianco e nero...piuttosto capace di svolazzare...Che nessuno o quasi svolazzava allora...
Anche se poi quello di Vic Godard era uno svolazzare annaspando...
Certo potrei darvi la ricetta, dire, che so, quanti grammi di sguaiataggine, quanti di quid danzereccio, quanti di qualsiasi cosa possa venirmi in mente adesso mentre scrivo, tipo Modern Lovers per gas leggero e organo bontempi o allegretto per filosofie urbane...
O un'altra idiozia a scelta.
Ma facciam prima a dire che è una piccola cosa unica...Una piccola cosa perfetta...Ascoltatela e salterete dalla sedia...
Senza contare il solito testo magnifico...Che quel che vuoi è nascosto nella tensione del presente dove vicoli ciechi spengono la luce di ogni cosa preziosa...e si cammina in cerca di niente, perché niente sembra possa accadere...(questo molto all'incirca, che il mio inglese è quello che è)...
Poi c'è la b side, che è pop assoluto e qualcos'altro che non so dire...anche qui c'è una raccomandazione a noi bimbi, ovvero le convenzioni più insidiose son quelle rock e persino punk...
Vic Godard, che uomo...
E “Ambition” non è certo il suo solo capolavoro, che straordinari sono anche gli inizi sferraglianti...Tre quarti punk, un quarto sixties e spruzzatina di Velvet se proprio serve la ricetta...Pure qui si salta dalla sedia, anche se in bianco e nero e in modo molto più settantasei settantasette...
“Nobody's scared” è incendiaria, con un tu tum quasi alla Maureen Tucker e una chitarra ora grattugina, ora squillante come la tromba del giudizio. E poi quel verso che citavamo all'inizio che da solo vale tutto il punk e il post punk messi insieme...
E “Chain smoking” , di cui non son mai riuscito a procurarmi il testo, ma che dal titolo e da quel poco che riesco a capire promette bene.
E“Don't split it” con tutta quella ferragliosa ferramentosa ferrugine, pure lei assai velvettiana (for me almen)...
Eh si, avrebbe meritato di più il nostro...
E, ripeto, questa recensione (come il punk) era già finita all'inizio.
Per cui, di nuovo:
Innanzi tutto Vic Godard è un nome che suona piuttosto bene.
Anche se io a Godard preferisco Truffaut...
E poi, uno che come incipit del primo quarantacinque giri, scrive una frase come “siamo tutti puttane che cantano in prigione”, beh, uno così dovrebbe scendere il padreterno in persona e dirgli “rilassati figliolo, hai già fatto abbastanza”.
E comunque “Ambition” è una piccola cosa perfetta.
Stop
P.S. In tutta la recensione non ho mai citato i Subway Sect...ebbene si, Vic Godard era il cantante dei Subway Sect...
Elenco tracce e testi
01 Ambition (00:00)
You can take it or leave it as far as we're concerned
Because we're not concerned with you.
What you want is buried in the present tense
Blind alleyways allay the jewels.
I am a dried-up seed can't be restored
I hope no-one notices the sleep on me.
I've been walking along down this shallow slope
Looking for nothing particularly.
Am I guided or is this life for free
Because nothing ever seems to happen to me.
And I won't be tempted by vile evils
Because vile evils are vile evils...
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