"The Rising Tide" è sicuramente l'album più bello dei Sunny Day Real Estate (d'ora innanzi SDRE). Conseguentemente, è una pietra miliare dell'Emo-Rock della seconda ondata, quello più easy listening targato '90, e vicino al mainstream.

Qui dentro trovate abissi e quota, melanconia e rabbia, frustrazione e aggressività, il tutto in una proiezione epica. L'immagine di copertina ne è un'ottima esemplificazione.

Corre l'anno 2000. Dopo la scissione di Nat Mendel (ora con i Foo Fighters di Grohl) i SDRE sono Jeremy Enigk, Will Goldsmith (anch'egli Foo Fighters) e Dan Hoerner, un altro chitarrista...in realtà poco altro ormai.

In questo disco, in cui emerge prorompente Enigk e il suo progetto, l'arte del frontman trova il necessario contemperamento, attraverso un filtro blando dei vecchi compagni, ma senza l'ingombrante Mendel. La mancanza di questi è salutare. Pur con scarsi mezzi, i suoni sono i migliori in assoluto, la produzione brilla, l'arte dei SDRE raggiunge il massimo grado. Per questo motivo probabilmente, il disco è rimasto troppo a lungo dimenticato e va riscoperto.

A partire dalla prima traccia, fino all'ultima, vi ritroverete a navigare in un mare d'emozioni sempre più grosso, fino allo splendido finale della title track. proprio l'acqua è l'elemento portante del disco. Acqueo il colore della copertina, fluide le atmosfere, regressivo e materno, e quindi acqueo, il desiderio di trovare il centro dell'uomo.

"Killed by an angel" è la opening track, necessaria per rassicurare gli ascoltatori più timidi e pigri. I nostri qui sfoggiano la loro capacità tecnica in un rock di mestiere. Una dimostrazione di coesione di suoni, appuntamenti, contrappunti e suoni grandi, taglienti ma ben prodotti, mai sentiti sui dischi dei SDRE, fortemente Indie prima d'ora.

Con "One" si apre il torneo delle emozione. Ci lasciamo guidare da Jeremy Enigk (pron. "inek") e dal suo falsetto sulle prime onde, dapprima sulla impetuosa battigia e poi lentamente sui primi cavalloni di midsea. William Goldsmith (oggi Foo Fighters) ci mette un po' di cembali a variare un motivo che ritorna come l'immagine della spuma sulle onde. Qui le chitarre si sovrappongono a dare profondità alle parti di maggiore intensità.

In "Rain Song" ritroviamo l'approdo, e mentre sul litorale batte la pioggia, ancora bagnati ripariamo al primo casello in legno del salvataggio. Magari accendiamo un bel focherello. Un tappeto di archi accompagna docile le pulsazione ancora accelerata delle percussioni più gravi. Enigk ci manda a riposare per qualche minuto, accompagnandoci con il suono rassicurante del palissandro della sua chitarra folk.

"Disappear" ci insegue nuovamente in una corsa dalle emozioni contrastanti. Un sorriso ironico si alterna al desiderio di ritornare al grembo, all'oblio. L'inciso è un'esplosione di realizzazione e gioia, non si può che urlare:"deep inside a song a thousand miles away/every moment the start of a greater day/running to a field a world we'll find".

"Snibe" è il pezzo più intrigante e sporco di tutto l'album, lo spartiacque fra il primo ciclo di pezzi adolescenziali e il secondo, intimo e più vero. E' il pezzo della disillusione.

Si ricomincia da zro, dalla madre terra, da "The Ocean". una magnifica ninna nanna, un risveglio dolcissimo (provatela come sveglia). Intarsi di chitarre e un basso solista che disegna il riff portante. Il finale vi solleverà a mezz'aria, sulle corde di Enigk.

Non è finita, anzi: ci aspetta ancora il sottobosco umido di "Fool in The Photograph". Immagini di una ricerca infinita ed infinitamente sbagliata, di quello che è di più vero e profondo dentro i noi: "wasting time, you tell the story/some kind of magic/i've waited here all too long".

Dalle nostre miserie ci salva per un attimo la voce di mamma di "Tearing in my heart". E nel riconoscere i nostri definitivi errori ancora una volta, ci redimiamo.

Con "Television" tiriamo un sospiro di sollievo. Forse l'unica vera aporia del disco, nella posizione in cui si trova. Ad un tempo un invito ad affrontare ancora i recessi ultimi delle emozioni che penetrano le tessiture musicali e una conclusione prematura di un ascolto profondo.

Il crescendo finale è segnato da sussurri leggeri di Enigk e un andamento soffice... "Faces in disguise" è il racconto di un incontro unico. Alla fine ci ritroviamo sul primo picco... la marea è cresciuta all'improvviso, quasi senza che ne sentissimo le prevedibili passioni.

Da quel picco, proseguiamo sulla cresta, e scopriamo che possiamo andare oltre, essere di più: "Will you escape your life with all the walls you build?" "The Rising Tide" è una sfida a ricominciare la sfida sulla marea più alta. Siete pronti a riprendere dalla prima traccia? Io sì.

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