Cazzo, ma cos'è che suonava così pesante e opprimente nell'84?

Sul versante metal, si possono citare i lavori di Venom, Slayer, Bathory, ma con il loro satanismo di facciata, aggiungo io, appaiono quasi rassicuranti rispetto alla cruda realtà che ci sbatte in faccia l'entità Swans (a dimostrazione che è alquanto risibile l'intransigenza elitaria di chi pensa che il metal sia il genere più estremo del pianeta). Sul versante industrial/rumoristico, possiamo citare gli assalti sonori di Psychic TV, Einstürzende Neubauten, Non, ma la loro attitudine avanguardistica smorza di non poco l'impatto annichilente che i loro esperimenti possono avere sui nostri padiglioni auricolari.

Niente a che fare con il sound proletario degli Swans. Spogliato appunto dalle velleità intellettualoidi che da sempre animano la scena industrial, non rimane altro che il suono povero e disperato delle chitarre dissonanti, del basso sferragliante, dei colpi lenti e scoordinati di quelle batterie brutte degli anni ottanta. Una pasta sonora che costituirà un'influenza fondamentale per band seminali come Napalm Death e Neurosis. Un delirio sonoro che prende quindi in prestito la pesantezza del sound sabbathiano e lo ammanta delle tinte fosche del noise più disturbante e del dark più nichilista.

Per avere il quadro completo, poggiate in questa melma le grida impastate e paranoiche di un ubriaco che inveisce contro di voi perché gli avete appena tolto il fiasco di mano. Si tratta del canto disperato di Michael Gira, forse il più bastardo di tutti, una sorta di Iggy Pop al cubo, la cui bastardaggine si evince già dal look: camicia rimboccata nei pantaloni, bretelle, cappellaccio da cowboy. Uno che non ha certo bisogno di borchie e mascara per farti paura. Gira è un violento, uno che nella merda c'è cresciuto davvero, uno che è tossicodipendente da quando aveva quattordici anni (ma c'è chi millanta dodici, e non mi stupirei), uno che  si porta dietro una scimmia che nemmeno t'immagini.  

Difficile spiegare con il linguaggio pragmatico del metal l'essenza della musica degli Swans. La violenza, il nichilismo, la desolazione non si estrinsecano con la doppia cassa, con gli stacchi assassini, con il cantato growl. Violenza, nichilismo e desolazione non sono mete che si vuole raggiungere, ma il punto di partenza. E' la visione del mondo di Gira il motore da cui parte tutto, una visione materiale e povera d'immagini, confusa, che rappresenta un mondo scarno e squallido, specchio dell'anima dell'artista. Basta andare a vedere l'essenzialità dei titoli dei brani (anche degli album successivi): "Cop", "Job", "This Is Mine", "Time Is Money (Bastard)", "Gang", titoli che denotano un disagio che non si pone domande metafisiche o intenti riflessivi sul senso dell'esistenza, bensì che nasce da una vita di merda i cui problemi sono il quattrino che manca, il lavoro che non hai, lo sbirro bastardo che ti rompe i coglioni, i cazzotti nella testa che prendi dai disperati come te. Un'esistenza, quindi, che viene misurata con i parametri del pane, della bolletta della luce, della fica, della roba, oltre i quali non si va, proprio perché è impossibile ragionare su altro quando mancano le basi per la sussistenza.

Una fredda oggettività che non lascia spazio quindi ad elaborazioni speculative, intenti poetici o di denuncia sociale, ma solo ad un pessimismo incondizionato. Rivolta e contestazione rimangono inconsapevoli e sono inconsciamente presenti nel rigetto delle stato delle cose, nel malessere di vivere, nel ruminare alienazione-depressione-depravazione (che si alimentano a vicenda in un nefasto circolo vizioso), nella stanchezza, nella fame, nell'abbandono all'alcool ed alle droghe, che non fungono più come via d'uscita, bensì come carburante di vita che permette di andare avanti, odiando se stessi (tipico nella visione di Gira il tema del disprezzo di sé e della mancata auto-realizzazione) oltre che gli altri, che sono entità inevitabilmente ostili.

La voce sgraziata e fiacca, i testi scarni, le parole ripetute allo sfinimento, costituiscono un perché perché perché reiterato ossessivamente ma che si scontra inevitabilmente con il muro dell'incomprensione, anzi, con la mancanza di volontà di comprendere, poiché oppressi dai colpi efferati della rude realtà, non possiamo concepire dimensione altra a quella che ci affligge, che non ci piace ma che dobbiamo subire. Un po' come annaspare nella merda verso la merda. Più reale di così si muore.

Non tutta la produzione dei nostri si rivelerà un'agonia a questi livelli: se l'EP "Young God" continuerà sulle stesse coordinate di questo "Cop", già con "Greed" e "Holy Money" il sound inizierà a farsi meno monolitico. Non perdendo certo in cupezza e nichilismo, si potranno scovare delle aperture melodiche, date da un'accresciuta ricchezza strumentale. Il piano, la chitarra acustica, l'armonica a bocca, i cori femminili diverranno parte fondante dello Swans sound a venire, grazie soprattutto al contributo della new entry Jarboe, alter ego al femminile di Gira, compagna dello stesso. Se Gira appunto è un Iggy Pop al cubo, Jarboe è una Diamanda Galàs alla radice terza (proprio una bella coppia, non c'è che dire), poiché i suoi vocalizzi, pur senza portare in sé la mostruosità di quelli della cantante greco-americana, conferiranno un'aurea inquietante e metafisica alla musica concreta e fisica del marito. Un trend che porterà nel tempo al folk malato ed oscuro del capolavoro assoluto "Children of God" e all'egualmente ottimo "White Light from the Mouth of Infinity".

Gira, sempre più intrippato nel mondo del folk, dopo lo scioglimento del gruppo, continuerà propinandoci un country in stile Nick Cave con in suoi Angels of Light e producendo giovani gruppi per la sua etichetta Young Gods Records. Che il Nostro si sia abbandonato a vili tentazioni commerciali? Non saprei, secondo me no, ma del resto, com'è che diceva quel detto tira più un pelo di . . .

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