L'uomo con il cappello da cowboy ha colpito ancora e lo stupore è racchiuso tutto nel titolo. Dai misticismi avant-rock di "The Seer", passando per le litanie cicliche e claustrofobiche di "To Be Kind" fino alle ballate folk-apocalittiche di "The Glowing Man", i Cigni hanno tracciato una rovente linea corrosiva nella seconda decade del nuovo millennio, sideralmente lontani dagli echi incendiari degli esordi ma con lo stesso piglio e la stessa originalità che li contraddistingue. Oggi possiamo riporre i tappi per le orecchie e non esitate nel ruotare a rialzo il cursore del volume, Gira ha voluto stupirci ancora (come sempre) con un lavoro acustico. Violini, flauti e trombe stivate nelle proprie custodie ed un telo sulla batteria. La ribalta è popolata solo dalla sua chitarra, la sua voce (tranne”The Nub” interpretata dalla moglie Jennifer), le sue parole e nient'altro; ridotte all'osso per sua stessa ammissione. Il plumbeo “Nebraska” springsteen-iano di Gira si sviscera in dieci allucinanti e allucinate tracce dal sapore distopico, sgrossate da inutili orpelli e consegnati in una forma embrionale, dalla genesi all'ascoltatore senza intervenire in alcun modo. Nell'inedita veste da songwriter mette a nudo tutto il suo malessere, i disagi e le inquietudini del mondo.

“Tutto ciò che è bello trascorre via come le acque” articolava Yeats in una sua poesia e “What Is This?” è una sequenza sonora che fluisce inarrestabile nei racconti crepuscolari del genio venuto da New York. Le “icone neuroniche sulle autostrade spinali “ di Ballard trovano interessanti analogie con l' “Amnesia” di Gira :“e questa città è una stanza affollata e la terra è una tomba chiusa” . La frenesia urbana filtra le vicende individuali appiattendole e riducendole a mere apparizioni sul proscenio della vita dove il Nostro tenebroso ne è un consapevole custode. Lo spazio ed il tempo diventano proiezioni cartesiane sovrapposte sullo stesso asse “Somewhere no place, let's go! Nowhere this place, let's go!” nella introduttiva “Leaving Meaning” che perde ogni sorta di cognizione e si muove a tentoni, orientata dalla fredda voce di Gira che squarcia l'oscurità. Non c'è tempo ne spazio per ripensamenti, anche sul colpo di tosse di “Hanging Man” (non credo voluto) che conferisce al disco una dimensione ancor più umana nelle sue imperfezioni. Gli scenari si dilatano nella lenta litania di “The Nub”, una deriva nelle torbide acque che inghiottiscono Jennifer Gira nel suo sommesso e rassegnato canto e nella successiva “Cathedrals Of Heaven”. Le pastorali “Sunfucker” e “What Is This?” concedono una tregua momentanea ma minacciose nuvole si compattano nella suite “My Phantom Limb” dove il canto spesso si snatura in uno spoken word di morrison-iana memoria, periodo “An American Prayer”. Il cerchio viene chiuso dagli amori tormentati di “Annaline” e dalla conclusiva “It's Coming And It's Real”, un ideale pomeriggio presso il civico nr. 2400 di Fulton Street, San Francisco nella comune dei Jefferson (rievocazioni di "Triad")

Gira, personaggio geniale e controverso come pochi, ha partorito l'ennesimo monstre bypassando i compromessi economici e le scelte artistiche delle major con una raccolta in crowdfunding. L'etica non si compra e nemmeno il talento, specie se ti chiami Michael e hai un cappello da cowboy.

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