A parità di qualità tra un gruppo storico/famoso ed uno semi-sconosciuto scelgo di dare i miei soldi, sempre e comunque, al secondo tipo di band. Le basi musicali per ogni genere che si ascolta ci vogliono, ma una volta digeriti i mattoni (nel senso di base) preferisco andare alla ricerca del gruppetto emergente di turno che mi sappia regalare stupore, irriverenza ed il giusto mix di carica e melodia. Non voglio passare le giornate a fare il melanconico guardando indietro, al passato. Ci sono una marea di formazioni interessanti, ignorate solo perché non sono riuscite a sfondare e registrare qualcosa sotto l'ala protettrice di una label affermata. Piuttosto che fare la fine del collezionista che colma insignificanti lacune discografiche di mostri sacri di 20-30-40 anni fa, prediligo rischiare, andando alla ricerca di qualcosa di nuovo. Cerco, cerco, cerco e trovo... molte volte un insignificante pugno di sabbia che mi fa incazzare. Ogni tanto però scovo una piccola perla e la sensazione che provo mi appaga totalmente.
Taraxacum.
Inutile sprecare preziose battute per descrivervi la storia di una band che quasi nessuno conosce e quindi la racchiudo in una riga. I Taraxacum sono un side-project di altri gruppi più famosi (Edguy e Steel Prophet) e Rainmaker del 2003 è la loro seconda uscita, punto.
Il genere proposto spazia dall'hard rock al metal più classico. Insomma qua ci sono bei riff sui quali lasciarsi andare e sfogare, una bella ugola potente capace di cullarci nella ballad e graffiare nei pezzi più tirati. Ottima tecnica complessiva della band, produzione pulita del suono e grande songwriting. Già, alla fin fine le cose più importanti in un lavoro sono a mio parere due. Voce e scrittura dei brani. La tracklist vede una dozzina di canzoni di impatto che sfiorano i 4/5 minuti: il tempo necessario per colpire nel segno. I nostri affondano da diversi parti, accerchiando l'ascoltatore con un coro riuscito, un assolo tirato, un cantato sporco, un dolce arpeggio, un buon incastro vocale, un break e così via. Non è un cd da cestinare dopo aver sentito, apprezzato e digerito la killer track o il singolo, che dir si voglia. Qua, al contrario siamo di fronte ad un prodotto eterogeneo e maturo che offre un'ora di godimento continuo, di hard rock di spessore, arricchito da un raffinato gusto melodico (nei cori mai troppo pacchiani) che si sposa alla perfezione con il suono grezzo delle chitarre per un agro-dolce irresistibile.
Per questo motivo io vi consiglio di ascoltare Rainmaker dal muggito iniziale del brano di apertura all'ultima nota della spanish version del lento che fa calare il sipario. Per farvi un'idea della loro bravura e dell'appeal immediato che provoca date un distratto ascolto a Disfunctional, Dark Sunglasses At Night, The Game Is Over, Never To Return. Io vi aspetto qui, fiducioso.
Finora ogni persona amante delle sonorità rock alla quale ho fatto sentire il seguente cd mi ha sempre detto più o meno la stessa cosa: "Gran bel gruppo, non lo avevo mai sentito. Grazie".
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma