Il trio è una della più belle forme di gruppo che esistano. Se poi alla chitarra c'è un mostro come Rory Gallagher, il trio diventa perfetto.

I Taste sono un gruppo lampo esistito fra il 1966 e il 1970, di quelli con le palle: al fianco di Rory, che credo non abbia bisogno di presentazioni troviamo nel 1968 Richard McCraken al basso e John Wilson alla batteria, colui che tenta di tenere viva la band tuttoggi.

Musicalmente i Taste sono perfetti e il loro blues sporco e cattivo ruggisce ad ogni minima nota eseguita. Aggiungete quindi le caratteristiche di un gruppo di talento all'entusiasmo di 600.000 persone: il risultato è a dir poco distruttivo, e non viene stemperato anche se il ruggito del pubblico è stato successivamente abbassato in studio.

Poco cantato, tanto assolo e improvvisazione sono le caratteristiche principali dei Taste e più specificamente di questo live, composto da sei canzoni che in totale durano una cinquantina di minuti.

La travolgente "What's Going On" fa da apertura al concerto, dove un Rory vestito da taglialegna si scatena fin dall'inizio, facendo eruttare dall'amplificatore i suoi assoli da pelle d'oca, cantando con tutta la cattiveria possibile, con la sua voce roca e grezza. Ma anche i musicisti di spalla non sono da meno: Wilson rulla a pazza velocità, non stacca quasi mai le bacchette dai rullanti, mentre McCraken gira come un matto sulle quattro corde, quasi avesse più di cinque dita a disposizione.

Gallagher è per di più in gamba a riarrangiare vecchi pezzi blues e "Sugar Mama" ne è d'esempio. Il blues è melanconico e si protrae lentamente tra improvvisazioni varie, e il suono risulta compatto e duro come non mai, dando carica e forza al pezzo. Il pubblico introduce rumorosamente due pezzi firmati Gallagher. Il primo è "Morning Sun", altra grande prova di gioco tra alti e bassi. E' strano notare come il re della slide, tipico modo di suonare americano, sia per ironia della sorte un irlandese. Perché Rory è il re indiscusso della slide, la facilità con cui suona la tecnica fa proprio invidia, e nei live questo particolare è evidenziato molto di più che in studio.

Ma la favolosa "Sinner Boy" è in assoluto una delle canzoni più riuscite della discografia dei Taste: il riff è semplice ma travolgente, il cantato geniale; queste le caratteristiche principali che la rendono assoluta, perfetta. Con la allegra "I Feel So Good" si possono quasi vedere gli hippie alzarsi e ballare al ritmo di quella carrellata di suoni che li investe.. Gli assoli di basso e batteria della canzone sono da lode a parte, e i musicisti dimostrano che non è solo Rory il virtuoso.

Con il quarto d'ora di "Catfish" finisce il concerto, altro grande arrangiamento del chitarrista, e il blues è ancora una volta il padrone assoluto del festival, lento e trasportante all'inizio, più spedito e sempre più autorevole alla fine, come per salutare degnamente il pubblico che li ha saputi accogliere più che calorosamente.

Triste sapere che quella dell'Isola di Wight è stata una delle ultime date della band, perchè se Rory Gallagher da solista ha fatto delle piccole e grandi meraviglie, con i Taste ci è andato molto vicino.

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