Fisso la pioggia attraverso il vetro di una finestra, fisso la pioggia e le gocce del tempo rallentano la loro corsa.

Isolo i segmenti delle ore, spacco in quattro i capelli dei minuti: quante cose, troppe cose.

Apologìa dell’ hic et nunc, sacerdote dell’infinitamente piccolo, oracolo del kairos; “Faint” è una Fenice che risorge ogni secondo dalle sue ceneri rinnovando impercettibilmente il piumaggio, un microcosmo in continuo divenire dove i pezzi nascono figli di ciò che era e muoiono padri di ciò che sarà.

Sceneggiatura elettronica piana e regolare solo in apparenza, in realtà sagomata e rifinita dall’occhio di bue di innumerevoli field recordings che cuociono il sound a fuoco lento. Lunghi, fluidi, uniformi flussi di coscienza tempestati da associazioni automatiche di sinapsi danzanti.

Strano ibrido tra i loops fumiganti di un Eluvium più diluito e le molteplicità organiche di un Robert Rich meno 90s.

L’Harold Budd di “Pavillion of Dreams” ri-creava le coordinate del firmamento? Deupree ri-qualifica il quotidiano di un uomo in ascolto nel formicolìo del dormiveglia; serrature nascoste scattano alla luce onnisciente della luna, misteriose leve azionano le ruote di ingranaggi emozionali.

Avete mai visto la fotografia di vostra madre quando aveva vent’anni? C’è qualcosa di famigliare e di estraneo. Chi è quella persona? Ne riconosciamo lo sguardo, ma quella luce particolare ci sgomenta. Sappiamo dove ci porterà il disco, ma quelle asperità diffuse, quegli arpeggi circolari, quei battiti di ciglia, tratteggiano percorsi imprevisti.

Psichedelìa lowercase bagnata dall’opacità programmatica dei Labradford più dimessi.

Languori sfumati nel continuum implacabile e inafferrabili epifanìe di una coscienza fluttuante, mood calibrato al millimetro e fatua, indolente compostezza.

I ricordi come un tùlle sbiadiscono il presente.

I ricordi come un tùlle sbiadiscono il presente.

Proviamo a isolare i segmenti delle ore, proviamo a spaccare in quattro i capelli dei minuti: quante cose, troppe cose…

… La pioggia, indifferente, continua a cadere.

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