Solenne incedere della batteria, nevicate diafane del piano, venti ancestrali di violini gelidi; nel fatuo paesaggio di “Varpuspäivä” il canto-recitato di Tyko Saarikko, leader dei Tenhi (tradotto: Sciamani), presenta un nuovo album, (equivalente a Madre Natura o Madre Terra). Con una tecnica ormai sperimentata, un’identità definita, dopo un ampio apprezzamento della critica e una buona popolarità meritata -considerato l’impegno richiesto dalla comprensione del loro dark-folk dai vaghi richiami progressive- i Tenhi riescono a firmare un prodotto ottimo che li riavvicina definitivamente anche a grandi gruppi quali i Popol Vuh o i Black Heart Procession.

Alla base di questo disco non vi sono però virtuosismi tecnici o dettagli pratici; vi è invece la veemenza con cui gli “Sciamani” evocano emozioni epiche, percezioni criptiche, celate nei misteri, nelle contrapposizioni e nei paradossi di una Natura mistica e arcana, gelida e travolgente, come può essere quella nordica. E difatti nel disco si alternano ai caldi intrecci folk di archi (in brani come “Kuoppa”, “Kuulut Kesiin” o la conclusiva “Rannalta Haettu”) la solitudine del piano di “Salain” o l’inquietudine di “Uuvu Oravan Luu”; un valido ricamo dalle tinte delle more artiche e delle betulle, della neve e dei lucori scandinavi.

Ma i veri gioielli del disco sono costituiti dalle tempeste epiche di “Vähäinen Violetissa”, “Viimeiseen”, “Sarastuskävijä”, e dal monte Halti” del disco: “Tuulenkaato”, supportata dalle brevi “Maa Sytty” e “Aatos”. Va ricordata a proposito della valenza “epica” e “memorabile” dei Tenhi la loro comune passione per il Metal.

Se volete innamorarvi di Maaäet fate pure. Obiettivamente non si può definire un capolavoro, non gli si possono riconoscere certo meriti eccezionali; ma in complesso lo stato d’animo particolarmente mistico, peculiare, sentito del gruppo basta ad avvicinare i tre finlandesi a tutti gli altri elfetti dei ghiacci tanto acclamati in questo periodo, quali forse i Sigur Ròs, ma soprattutto a porre questa loro ultima fatica fra i discreti dischi del “2006”.

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