Seppur grandissimi, ormai distanti oltre 50 anni dai loro planetari successi, "The Animals" sono tra i più immeritatamente trascurati dei nostri tempi; casomai desiderassimo rievidenziarne il valore, basterebbe indurre i più musicalmente distratti ad una loro “terapeutica” riscoperta, certi che troveremmo la complicità in tal senso di quelli cresciuti a pane e blues…

Se ritorniamo indietro ai sixty years della "British Invasion", quando molti cantavano il blues, nessun singer bianco aveva un’anima così nera come Eric Burdon; a proposito di quel "Animalismo" ci sarebbe ancora molto da dire e poi anche da ascoltare, ma sarà sufficiente rammentare, al fine di dar giusto peso alla mia enfasi, che il carismatico Guru di questa Band made in GB, protagonista di un rock magnificamente solido, era musicalmente figlio del blues, rhythm&blues e gospel, dei basici Ray Charles, Chuck Berry, Bo Diddley, ed altri Bluesman neri americani, come Sonny Boy Williamson con cui condivise anche il palco.

Siamo nel ’66, due anni dopo il loro esordio, in un mondo dove la Musica era più autentico e più ricca di oggi, prossimo alle rivoluzionanti innovazioni artistiche di quei momenti, in cui si sballava al ritmo delle loro “The House of the Rising Sun”, “Please Don’t Let Me Be Missundestood”, e tanti altri Hits ancora, quando questo Ensemble ribelle e sanguigno, prima di virare verso la psichedelia e dissolversi nel decennio, sfornò questo splendido “Animalism”.

"The Animals", band epocale, incredibilmente grintosa e blues, che non temeva confronti sul palco; forse "peggiore" dei socialmente “pericolosi” Rolling Stones, ed avvalorata da un impatto scenico tra i più devastanti dell’epoca, la stessa diede con la sua "selvaggitudine" fiato al nascente rock blues, grazie alla profonda e potente voce del suo Frontman, e forte delle trascinanti e liquide tastiere costruite come controcanto allo stesso.

Nel mezzo di un turnover quasi completo della formazione originale, pur coverizzando ancora eccellenti Brani, con magnifiche rielaborazioni blues and soul, in questo Disco gli stessi giocano finalmente la loro Musica, grazie a preziosi arrangiamenti, anche di Terzi, come quelli a firma di Frank Zappa; in oggi l’Album in questione, trascorsi tutti quegli anni, vale quanto un balsamo rivitalizzante per nostalgici, in grado anche di avvicinare i neofiti più restii a quel mondo/radice del nostro rock, apparentemente lontano ma tutora sottotraccia.

Se poi chi legge, piuttosto che avviare un meditato ascolto, se ne sta pigramente di questo mio breve Bignami sonoro, lo rimando ad alcuni brani, qui sotto elencati, che sono i miei migliori, ma verosimilmente sono anche i più apprezzati di questo Disco, dove il Nostro, e la sua splendida Band, mostra in modo mirabile la sua potenza musicale.

A tal fine alternate, nell'ambito di questo ascolto, autentiche gemme musicali, bluesy, lente e sfuggenti ballads, hard songs, come “Rock Me Baby”, “Hit the Road, Jack”, “Gin House Blues”, “Outcast”, “Louisiana Blues”, “Smoke Stack Lightning” e “Lucille”, meditando sul fatto che gli stessi sono di oltre 50 anni fa, ed il gioco è presto fatto..., perché, così facendo, vi ritorneranno facilmente alle orecchie, e poi alla mente, i Grandi, Ribelli e Sanguigni "Animals”.

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