Se ne sono dette, di parole.
E scritte: montagne di articoli, di recensioni.
Addirittura gli è stato dedicato un cofanetto monografico (4cd), che riporta takes che permetterebbero di seguirne le tortuose fasi di sviluppo.
Ma alla fine, a noi, 38 anni dopo, questo album come suona?
Risaputo, perchè in fondo sorpassato a destra dai suoi numerosi cloni successivi, oppure ancora fresco e quindi "capolavoro" come da più parti acclamato?
Diciamolo subito: roba nuova e mai sentita, non è.
Bisognerebbe astrarsi dagli ascolti degli ultimi 20-25 anni affinchè lo fosse.
Ignorare banducole quali XTC e BlUR, e sciocchezzuole quali "Soft Bulletin" dei Flaming Lips o "Deserter Songs" dei Mercury Rev - tanto per elencare le prime cosette che ci vengono in mente.
Ma poi, è proprio riflettendo su chi/cosa abbiamo appena citato che ci si rende conto della grandezza del dischetto in questione, anticipatore di tutto quel ben di dio.
Qui c'è il pop che vuol diventare grande, e di fatto ci riesce, pur mantenendo le proprie caratteristiche di musica di pronta presa.
Due giri nel CD player e già si canticchiano le varie Wouldn't It Be Nice, Sloop John B, God Only Knows o Caroline No.
Ma questo in realtà è album da ascoltare più volte, per scoprirne le sfaccettature e la notevole complessità di arrangiamento, che però - e qui sta la grandezza del tutto - lascia la musica lieve e, appunto, cantabile.
Quale dev'essere il POP.
E se questa è la materia che vi interessa, già sapete cosa fare.r

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