E' la festa della scuola, vorresti essere Carrie White, ma sei solo un tizio senz'arte né parte che invisibile s'aggira in uno scenario che è una specie di insulsa commedia virata horror. Merda, in una nebbia di fumo e squilibrio ormonale, l'aria sa di sudore e martini bianco e ogni centimetro di pelle di fanciulla è come una puntura di spillo, ogni sguardo una coppia di stelle luminose e cattive. Saranno almeno cinquanta le candidate per la prossima cavalcata in solitaria. Che poi, a dire il vero, un'innamorata ce l'avrei anch'io, una super tettona occhi azzurri che m'ha dato un bacio una volta, ma è stato così tanto per fare, almeno da parte sua. Quindi non è proprio il caso di fare il romantico, anche se sarebbe un'opzione assolutamente da non scartare. Sempre meglio di questa sensazione dolciastra che inchioda a una assurda e quasi invalidante rigidità corporea, roba che i pugni chiusi li tieni in tasca e ai piedi sembra di avere ancora le scarpe della cresima. Insomma, te ne stai li, incastonato in mezzo alla voglia di scappare e al desiderio di essere anche solo un pochino più sciolto. Poi fortuna che arriva la band, fanno Cocaine di Eric Clapton, un pezzo che allora spaccava, fanno il gatto, poi fanno Back in USSR e Back in Ussr me la ricordo come un frammento di felicità captato alla radio in un pomeriggio perso nella notte dei tempi- E allora, quasi fossi uno schizzato scarabocchio d'ombra che agita le zampette, mi viene addosso una specie di gioia disarticolata. Con il cantante, una specie di folletto esclamativo e saltellante che mi soffia addosso una nuvola non più fantozziana, ma coloratissima. Lo scenario muta allora in un imprinting del tutto simile a un'epifania, e io non son più Carrie White, ma una bianca e felicissima ochetta starnazzante. Carrie in the lake with diamonds...

Col folletto esclamativo e saltellante siam poi diventati mezzi amici, ma avevi voglia a tirargli fuori quel ricordo, “I beatles, ma per favore!! Del resto da quel pomeriggio eran passati almeno un paio di secoli, il tempo necessario affinchè il tizio diventasse sniffatore di detersivi, appassionato di goccine psichiche, nonché il più perfetto aspirante suicida da me mai incontrato. Non solo, suonava in un gruppo piuttosto figo e piuttosto wave, vale a dire nebbia, malinconia e drammatici tramonti. Fantastica quella volta quando tirò giù la ricetta del pollo all'algerina da un libro di cucina di mia madre e, dopo averla tradotta in francese, ne fece il testo di una cosetta molto avantgarde e molto organo bomtempi. Merda eravamo tutti esistenzialisti capresi senza nessun Totò all'orizzonte. Se però vincevi la sua ritrosia e mettevi l'antologia blu, che lui a casa aveva l'antologia blu, ecco che tornava il pomeriggio Back in USSR. I Beatles, che vuoi mai dire, i Beatles sono come la torta al cioccolato, come le ragazze un terzo nuvola, come la primavera. Una festa del cuore, dei sensi e dello spirito. E se è una festa ben vengano anche le cose un po sceme, le varie Lovely Rita, Yellow submarine e, ovviamente, anche Back in USSR. Ma ora torniamo all'inizio della storia e beccatevi questo lieto fine firmato Lennon/Mc Cartney...

Merda, Lulù, cos'è questa energia? Il potere magico dell'imprinting ti fa setacciare le tasche e a forza di monete arrivi, potere dell'addizione, alla somma necessaria per un bicchiere di porto. Trascini la giovane carcassa nel parcheggio e li c'è un gradino che ti attende. Porto, sigaretta, una sensazione che non sai. Mamma mia, è come si sentono gli eroi. Poi dalla porta spunta una fanciulla tarchiatella, occhialuta, non proprio la miss mondo due banchi dietro il tuo. Però i centimetri di pelle ce li ha pure lei e non pungon come spilli. Non resta che doppiare insieme il capo di buona speranza...Trallallà...

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