1970 LET IT BE
La fine dei Beatles, la fine di un decennio, la fine di una filosofia di vita… Let it be, lascia stare, adesso bisogna pensare a cosa fare da grandi… Ci siamo divertiti un sacco, ma adesso è tempo di mettere la testa a posto. Ora, ognuno per sé e il dio del rock per tutti.

Quando uscì "Let it be", il gruppo più famoso del mondo non esisteva (ufficialmente) più da un mese ed erano già usciti gli album solisti di Paul, Ringo e John. I quattro erano separati perfino in copertina. Tutto l'album ha un po' il sapore di qualcosa che "si doveva fare", perché era proprio impossibile mollare tutto senza neanche un capitolo finale. Non precisamente un happy end, ma almeno i titoli di coda e la parola fine i Beatles a questa grande storia, li dovevano.
Evidentemente “Abbey Road” non era stato ritenuto un commiato sufficiente, chissà… Probabilmente se la vicenda dei Fab Four non fosse finita, queste canzoni (registrate antecedentemente a quelle di "Abbey Road" che invece era uscito prima) non sarebbero mai state pubblicate e comunque non in questa veste, ma si tratta di una mera supposizione. Invece i quattro decisero che comunque si doveva pubblicare un "ultimo disco", così misero in mano al produttore Phil Spector un pugno di canzoni di seconda scelta (rispetto il loro standard) registrate senza averne nessuna voglia in un periodo di noia e di litigi. Spector, poi, a detta di quasi tutti e di Paul in particolare, riuscì a rovinare con una produzione pomposa e pretenziosa anche quel poco di buono che c'era. Lui all'epoca era considerato il miglior produttore al mondo, ma il materiale su cui si trovò a lavorare non era eccelso.

John disse: "Gli è stato dato il più merdoso cumulo di merda mal registrato e con un feeling schifoso e ne ha cavato qualcosa", Paul disse: "Il suo lavoro in tutto il disco e in particolare su 'The long and winding road' è terribile, e in più rappresenta un'intollerabile interferenza con il mio lavoro".
George Martin rimase scandalizzato nel sentire cosa aveva combinato Spector, la stampa parlò di "un EP gonfiato" e di "una lapide di cartone"… Ma è un disco così orribile "Let it be"? Alla fine probabilmente no. Forse bisognerebbe ascoltarlo con le orecchie di allora, bisognerebbe ascoltarlo venendo da tutto quello che i Beatles avevano fatto prima, per capire le reazioni del periodo, ma ascoltato oggi, l'album non appare così terribile. Contiene sicuramente alcuni momenti di alto livello ( le due canzoni di Harrison "I Me Mine" e "For You Blue", ma anche "The Long And Winding Road" "Two Of Us", "Get Back" e la stessa "Let It Be"), “Across The Universe”, composta da Lennon oltre un anno prima ma poi relegata in un album benefico per il WWF, viene qui ripescata e arricchita con diverse sovraincisioni, e nella sua lamentosa psichedelia è uno dei momenti migliori dell’album. E pure gli episodi non memorabili ("Maggie Mae" e "One After 909" che appartenevano addirittura al periodo Quarrymen, la fiacca "Dig It") non sembrano peggio di altre cose minori dei Beatles.

Forse il più grande gruppo pop del mondo avrebbe meritato un commiato migliore, ma, chissà, forse un grande album avrebbe reso il dolore dei fans e il loro rimpianto ancora maggiore…

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