I mostri sono tanti.

Ci sono mostri di crudeltà, mostri di intelligenza, mostri di simpatia, mostri di bellezza, mostri di indifferenza. Ci sono mostri che spaventano, mostri che terrorizzano, mostri che commuovono, che fanno sorridere. Ci sono mostri letterari, mostri pittorici, mostri logico-filosofici (il paradosso di Epimenide è il mio preferito).

I mostri possono parlare, piangere, urlare. Ci sono mostri che prendono forme umane, animali, vegetali, minerali. Che prendono forme di noia, di fulmini, pioggia e palle rotte. Ma qui, davanti a quale mostrusità ci troviamo ed in cosa consistono le sue azioni? Non siamo sicuramente dinanzi ad una mostro che commuove, non certo dinanzi ad una cosa tipo 'The Elephant Man'. Non siamo sicuramente dinanzi ad un mostro che terrorizza, tipo quel simpaticone di Alien. Non dinanzi ad un mostro che fa (sor)ridere tipo Zio Fester della famiglia Adams.

Non mi spaventa, se mai non mi convince, sentire Blackbird mischiata a Yesterdey, nè Because che fà finta di essere Our Prayer di Brian Wilson. Non mi fa ridere Something mischiata a Blue Jay Way. E' un'idra, indefinibile, senza testa, questo nuovo mostro di venticinque arti (fra gambe e braccia) ed un ombelico. A volte stimolante, anzi, spesso stimolante, come nel patchwork (è lui per me l'ombelico) fatto di Strawberry Fields Forever, Hello Goodbye ed un pò di 'White Album'. A base di nostalgie ad altissima fedeltà audio (una vera goduria) e note arci-note. Che a volte mi commuove pensando a "se lo potessero sapere i miei cari vinili rosso e blu buttati sul tramezzo".

Tutto questo è un delitto?

Ma chi lo sa, ragazzi miei, come posso dirlo con nelle orecchie il dolce cocktail di commiato fatto delle note di All You Needs is Love mandate a dormire da Goodnight. Agli incassi (al quale non è escluso che decida di collaborare, dopo altri ascolti) l'ardua sentenza.

Viva i Beatles, quelli in cielo e quelli sulla terra.

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