Sui Black Crowes finora è stato detto tutto e niente. Ho sentito dire che sono uno dei migliori gruppi del momento, che purtroppo sono nati nel decennio sbagliato, che sono delle copie imperfette degli Zeppelin o dei Rolling Stones, ma nessuno ha mai osato dire la cruda verità: i Corvi possiedono una loro invidiabile indipendenza musicale e al momento sono il gruppo che dal vivo rende ed emoziona più di tutti gli altri, eccetto le vecchie glorie che sciolgono i giovani fan che non hanno potuto apprezzarli prima (e io sono tra quelli!).

Il loro spettacolare live di Vigevano è stata solo l'ennesima conferma del valore dei ragazzi di Atlanta. Appena giunto al Castello dove si sarebbe tenuto il concerto, l'attesa è diventata estenuante e si è ancora più accresciuta alla notizia che lo show sarebbe iniziato alle 10 e mezza, non una buona notizia per chi abita lontano da Vigevano! Ma a ingannare l'attesa è stato determinato il concerto di apertura dell' ottimo bluesman Paolo Bonfanti, sostituto degli annunciati, ma assenti, Justin Towne Earle.

L'atmosfera si è fatta elettrizzante fino all' arrivo trionfante dei Corvi, che hanno stroncato il pubblico con i classici "Sting Me" e "Jealous again". I fratelli Robinson, con le loro barbe hippie, accompagnati dall' eccellenti chitarrista slide Luther Dickinson, continuano con la bellissima "Soul singing", ma l'apice del concerto viene raggiunto con i venti minuti di "Wiser Time", ricchi di improvvisazioni e dove emergono il talento di Dickinson e del batterista storico dei Corvi, Steve Gorman.

Lo show prosegue con "Poor Eljiah", brano già eseguito per il bel live "Warpaint", che trasporta gli spettatori nel tipico suono country-southern americano, cosi come "Good Morning Captain" e la bellissima southern ballad "Oh Josephine", con cui i Corvi emulano e raggiungono la magia di band come Allman Brothers e Lynyrd Skynyrd.

La band dopo un'ora tiratissima di sudore e rock'n'roll esegue i classici "Hard to handle" di Otis Redding e "Thorn in my pride", versioni impreziosite dal suono della chitarra di Dickinson e leggermente diverse dalle originali eseguite in studio.

La band chiude con la splendida"She talks to Angels", che strappa lacrime tra chi è con me, e con il bis "Remedy", che mi lascia con la speranza di rivedere i magici Black Crowes al più presto!

P.S.: presto la recensione di un altro grande concerto estivo... tenutosi il 20 luglio in una grande città italiana e per cui ho speso molti soldi e percorso altrettanti chilometri..!

A presto

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