Mi dispiace parlare male di qualcosa in cui qualcuno crede, in cui qualcuno ha speso tempo, soldi ed energia. I Black Keys hanno pubblicato a giugno 2019 il loro nono album, dopo 5 anni di silenzio dal precedente “Turn Blue”.

Il duo formato da Daniel Auerbatch (voce e chitarra) e Patrick Carney (batteria) è passato da un blues rurale, con il pregevole “Rubber Factory” (2004) al campione di vendite con più di 1,5 milioni di copie di “El camino” (2011) contenente hit irresistibili, “Lonely boy” su tutte, al nulla di oggi.

E' brava ma non si impegna è stata la frase che i miei genitori hanno ascoltato di più nei colloqui con i miei professori, per il duo di Achron è lo stesso. Sono bravi, si sono impegnati poco negli ultimi dischi, sopperendo con classe, idee e molta furbizia... Ma qui manca tutto. Non c'è il cuore nè l'anima, in Let's rock ci sono poche idee, riff banali e stantii, nessun hit potenziale, ma solo tanta, tanta, taaaanta taaaaaaanta noia.

E' musica che va bene come sottofondo ed a basso volume, in quelle feste pallose ed eleganti, col drink in mano a parlare di nulla, nessuna emozione ed il ricordo della serata svanisce in fretta, tranne il dolore ai piedi...

Bella la copertina ed il titolo, che, sembra, sia la frase pronunciata prima di morire da un condannato a morte del Tennessee (tale Edmund Zagorski) sulla sedia elettrica.

Voi comprereste un cd solo per la copertina?

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