"È sconvolgente che non ci sia ancora una recensione di questo disco su DeBaser!"

Quante volte avete sentito questa frase? Tante quanto le volte in cui avete sentito parlare della prima, originale richiesta delle Lor Maestà Sataniche. Perché non serve certo che arrivi io a dirvi che è un album dei Rolling Stones del 1967 che si distacca dal consueto stile di Jagger e amici per abbracciare sonorità più psichedeliche, vero?  Mi auguro che la mia premessa sia stata inutile e pedante, perciò. Nel giugno del 1996 i Brian Jonestown Massacre, con quel loro nome esplicitamente ispirato al compianto Jones dei Sassi Rotolanti, fanno uscire questo loro quarto album, che omaggia esplicitamente il disco Their Satanic Majesties Request. Ma voglio sperare che ognuno di voi avesse già sentito queste cose più e più volte.

"Lascia stare queste idiozie. Cosa mi dici del disco? E come mai tu, che sei qui da anni a fare il pagliaccio, mai ti eri accorto della sua assenza?"

Probabilmente la colpa è proprio di questo album. È un disco che stordisce. Un disco in cui canzoni, titolo dell'album e nome del gruppo sono espliciti richiami al passato, ma in cui emerge la classe infinita di Anton Newcombe. Ma che cos'è dunque questo Their Satanic Majesties' Second Request, e perché sarebbe fargli un torto inserirlo in qualche ondata revival-qualcosa? La risposta è semplice e complessa allo stesso tempo. Questo disco è un riuscitissimo miscuglio di psichedelia anni '60, pop/folk/raga rock d'annata, droni orientaleggianti, e tanta, tanta droga. Questo disco è perdersi nell'ascolto stesi su un prato, addormentarsi e sognare George Harrison e Jerry Garcia che entrano negli Spacemen 3. È quando ti fumi la prima sigaretta della giornata e per qualche motivo ti si alza la pressione di colpo, stordendoti come se ti fossi dato all'hashish per colazione. È quando un tuo amico ti offre un bicchiere di vino al bar di primo pomeriggio e tu non hai mangiato nulla dalle sette del mattino ed inizia a girarti la testa dopo un solo bicchiere. È quando ti appisoli sul divano la sera tardi con gente intorno a te che fuma erba e tu non ricordi se hai fumato anche te o se sei solo tremendamente assonnato. È quando compri una pizzetta dal fornaio per merenda e pensi che non possa esistere nulla al mondo di migliore. È il caffè corretto sambuca che ti schiarisce le idee dopo un pasto abbondante. È un americanissimo hot dog gigante con dentro salsa Worcestershire britannica e un tocco deciso di curry indiano. Questo disco è quando cammini per strada la mattina e il sole ti acceca e tu, invece di metterti a sparare agli arabi, rimani lì beato con un'espressione ebete a guardare la luce. È quando le Loro Maestà Sataniche hanno di nuovo voglia di ascoltare musica e rimangono soddisfatte e sorridenti.

Magari può sembrare ridondante come questa recensione, magari può sapere di già sentito, come il brutto paragrafo iniziale di questa pagina; ma Anton Newcombe non ha affatto bisogno di scusarsi. Perché "Their Satanic Majesties' Second Request" è un album bello, bellissimo; ed è infine questa l'unica cosa essenziale da dire.

"Come and play folks, you are welcome here. Sure you can smoke!"

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