Me ne frego se il disco che sto per recensire sia conosciuto solo da una stretta elite di profondi conoscitori del R&B o Dj appassionati: questo album è tra i più belli che io abbia mai ascoltato, in barba ai soliti mostri sacri del rock. Alcuni punti sonori al suo interno non hanno eguali in nessun'altra opera sonora (e se ci sono di dischi così, beh, si possono contare veramante sulle dita di una mano).

Il gruppo in questione era un progetto della premiata ditta Jacques Fred Petrus/Mauro Malavasi, facenti capo alla storica label Italiana "Goody music", trasformatasi poi in "Little macho music". Lo stesso team aveva prodotto con successo i fantasmagorici Change (di cui ho scritto diverse recensioni su DeBaser). La B.B.& Q. band (Bronx, Brooklin & Queens) era nata assemblando vocalist Statunitensi (stavolta in particolare da New York city) e musicisti italiani dipendenti della "Goody music", lo stesso meccanismo che aveva dato vita ai Change (e come non ricordare il trio "High Fashion", il progetto "Zinc" e "Rudy", la "Peter Jacques band"...). La formula per la B.B.& Q. band però sarebbe stata un poco più "rock oriented" rispetto ai Change, con maggiore presenza di chitarre nell'ensamble. Il risultato di poco meno di un anno di sessioni di registrazione fu, nel 1981, l'album "The B.B.& Q. band": trentacinque minuti di perfezione sonora. Sette meticolosi brani che sfiorano con classe e prestigio Disco music, funk, R&B, soul, rock, reggae, ambient, elettronica, chillout, fusion, groove, pop da classifica.

L'ellepi si apre con quello che è considerato all'unanimità un classico del funk "Made in Italy", vero figlio del fenomeno "classy disco" italiano, inno alla danza e alla spensieratezza: "On the beat". Si apre con un intro da brivido: cassa in quattro e clap in due, pianoforte iper-riverberato come tappeto sonoro, linea di basso ibrida (per metà acustica, per metà elettronica), riff e pizzicati funk di chitarra a contorno, sax avvolgente. E poi la senti: la strofa parte. Una voce black maschile si erge prepotente ma delicata dal collage sonoro, e un coro gli fa l'eco. Certe emozioni non si possono certo raccontare del tutto a parole: perciò vi allego un sample, che amerete. Solo dopo lo schiaffo in piena faccia di "On the beat" (arrivata al numero 8 nella classifica di Billboard) l'estro di Malavasi, scontento si vede, ci da ancora più dentro, regalandoci un pezzo al di fuori di ogni catalogazione, assolutamente superbo, il momento migliore di tutto l'album: "Time for love". Stavolta la linea di basso è sostenuta totalmente dagli slap in fretless lanciati da un altro mago del suono dietro la "Goody music": Davide Romani. Il groove è ancora più presente che in "On the beat", nonostante i cambi di tempo e di tonalità siano più frequenti. Dopo molti ascolti mi sono rassegnato a contare quanti strumenti siano presenti in questa composizione: sono troppi da contare. Anche quì l'emozione è troppa.

Il terzo passaggio per la band Italo-Americano-Emiliana (ricordo che la musica la registravano negli studi "Fonoprint", a Bologna) è "Don't say goodbye": una ballata efficace e ottima che conclude degnamente e con efficacia un superlativo Lato A. Il Lato B comincia con ancora ritmo e groove. Il quarto momento della B.B.& Q. band passa per Starlette, che apre con brio e una intro tipica anni 80 (uno strumento alla volta) un Lato fatto di molto romanticismo e sentimento. Infatti la traccia 5, "Mistakes", suona molto simile ai lavori di Alan Sorrenti e presenta un testo esplicitamente romantico. La traccia 6, "Lovin' what we should", prosegue il lavoro svolto dalla 5, mantenendo ritmi lenti e pastosi, cori black e molto sentimento. L'ultima traccia, "I'll cut you lose", è quella più alternativa per il sound, che si avvicina al dub/reggae, anche per la presenza inedita di un tipico organo elettrico. E così si conclude il disco di esordio della B.B.& Q. band. Un disco che è una perla, un capolavoro, un onore per la musica prodotta in Italia, frammento di un periodo finito da un pezzo, un periodo dove la musica Italiana brillava di inventiva e qualità, musicisti talentuosi e prodotti raffinati. Ad ascoltare la radio oggi ci si rende conto che questa Italia è tanto lontana e che ormai ha perso lo smalto.

Il disco, vi avverto subito, non è facilmente reperibile. Ci sono rimaste poche stampe, ancora meno in CD. E' disponibile o su eBay (poco poco) o su Amazon o su "Casa del disco". Recentemente "Fonte records" ha rilasciato un cofanetto di tutti gli album della band (fuorché l'ultimo, Genie) più i due album degli High Fashion, prodotti a suo tempo dalla stessa "Goody music" (che nel 1986, con la morte di Petrus, è andata in bancarotta). Costa fatica, ma viassicuro che se siete appassionati, quando avrete il disco in mano e lo ascolterete ogni fatica sarà ripagata.

Carico i commenti...  con calma