Prendi il miglior modo di dire vaffanculo e poi trasformalo in una esperiemza tribale. Aggiungi una risata e il gioco è fatto...

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La bottiglia di bourbon era alla fine e io, Spisni e il maestro Urbani eravamo piuttosto in là. Stavamo ascoltando “Lonesome town”, traccia cinque di “Gravest Hits”...

Ecco, “Lonesome town” è una ballata, anzi più che una ballata è una esperienza trascendentale E questo almeno per due ragioni: (uno) arriva dopo il caos più totale, (due) è quel tipo di pezzo che, scontando e superando se stesso, si eleva chissà come e chissà dove. Merda, eravamo ammutoliti.

Finito il pezzo continuammo a non dir niente per un po', poi rimettemmo il disco da capo, ascoltandolo a ripetizione...

A un certo punto ci fu una strana mutazione del tempo e dello spazio, un vuoto, un varco, un passaggio di energia. Fu in quel momento che apparve un tizio dalla pelle rossastra. Pur non avendo né corna, ne forcone, lo riconoscemmo immediatamente. Si trattenne con noi solo per un attimo, ovvero il tempo necessario per regalarci il più bel sorriso che avessimo mai visto.

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Mica facile essere insieme ipnotici e selvaggi.

Tipo io, ascoltando sti pazzoidi, vado in trance. Non una trance mistica, ma piuttosto psicoattiva. Una specie di medicina del corpo, fate conto.

Sarà il voodoo del woodoobilly, sarà il riverbero ondeggiante delle chitarre...

Ecco si, le chitarre, quell'espansivo e disarticolato muro del suono dalle rifrangenze quasi morriconiane. In quei momenti sono Poison Ivy, e mi muovo come lei, un lieve rollio sulla stessa mattonella. E' quella la trance...

Poi quando quelle stesse chitarre (Poison e l'altro tizio col ciuffo) si danno allo sferraglio e fuzzano di brutto, oppure quando il matto che rocka si mette a latrare ecco che arrivano le scosse...

E allora lascio perdere Poison e divento lui...

Divento Lux Interior...

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Arrostendo insensibilmente accanto al calore del fuoco, gli occhi puntati sulla terra, il diavolo disse: “finalmente”.

“Finalmente!!!”

Poi, dopo aver roteato gli occhi da gattaccio di strada, trangugiò in un sorso un calice di ambrosia al contrario. Non poteva crederci, per la prima volta il rock'n'roll stava mantenendo TUTTE le sue promesse.

Quel che vedeva e sentiva era infatti piuttosto eloquente.

L'allampanato (und spiritato) licantropo al centro, il lieve e cupo ondeggiare della ragazza a sinistra, il ghigno definitivo dell'altro chitarrista a destra. L'impassibile batterista voodoo dietro.

Insomma, fiamma contro fiamma, il palco restituiva lo stesso calore che lo stava arrostendo

Allora non poté fare a meno di ripensare a tutti quegli anni di duro lavoro. Rivide gli occhi vivissimi degli oscuri pionieri che cantavano come lupi o come bambini. Risentì il tremolio sepolcrale della chitarra di Link Wray e tutte quelle canzoni che finivano dentro raccolte dai nomi improbabili.

Solo che poi con questi Cramps si andava oltre.

Il caos era come decuplicato e, cosa forse ancora più importante, si sentiva una strana risata, se non, addirittura, qualcosa di simile alla gioia di vivere. E lui rispetto alla gioia di vivere aveva l'occhio lungo...

Del resto essere mostruosi è il modo migliore per essere felici.

Ah, non vedeva l'ora di andare al club e sbattere in faccia la sua nuova scoperta a quell'energumeno di Dioniso e a quei fighetti di Orfeo e Apollo. Quei tre credevano di essere i soli a conoscere l'estasi. Beh, gliela avrebbe fatta vedere lui.

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“Gravest Hits” contiene i primi vagiti della mostruosa creatura: un brano autografo e quattro cover di classici rockabilly degli anni cinquanta.

E quindi ondeggiare sincopato, tratti di blues catacombale, e tutto quello che abbiam già detto sopra: fuzz, riverbero, canto psicotico, tum tum voodoo.

I cinque brani sono tutti favolosi, ma due raggiungono una specie di limite. Ne ho già accennato all'inizio...

“Surfin bird”, favolosa cover dei Trashmen, oltre che uno dei più bei vaffanculo della storia, sparata a mille all'ora e dedita al più assoluto caos.

E “Lonesome town”, voce virile, anima tremolante, slide che penetra sottopelle. Una cosa tipo Elvis nel paese delle ombre. Sapevano pure fare le ballate, sti bastardi...

E poi va beh, c'è“Human fly”, la mosca umana che fa buz buz...

“Ho 96 lacrime e 96 occhi

sono l'uomo mosca e non so perché”...

Direi che non serve altro...

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