L'ultima fatica di Robert Smith e soci si rivela, come sempre, un'opera contraddittoria.. sia per i contenuti strettamante "musicali" sia per il gradimento dei fans , vecchi e nuovi, sempre molto divisi nel giudicare i lavori del gruppo di Crawley dopo la "pietra migliare" "Disintegration" che nel lontano 1989 decretava il definitivo passaggio dei Cure nel ristretto gruppo di Bands Alternative..giunte nell'olimpo musicale mondiale (leggi ..vendite e critica pressochè unanime:- un capolavoro).
Il tempo è galantuomo... e ci dirà se questo disco, dopo un accurato ascolto, resterà in qualche annale oppure semplicemente nel tuo scaffale... cioè a dire nel tuo porta CD o quant'altro... usi per ascoltare musica... entrando più nel dettaglio io credo che questo LP, il tredicesimo in studio da qui 4 (la line up dei Cure dopo il 2005 ed il 13 appunto album) sia un'opera discreta quantomeno nel tentativo di Smith di ricreare certe atmosfere a lui e, a noi, care come in "Bloodflowers".. o nel già citato "Disintegration". La speranza che si trattasse finalmente di un ritorno ai fasti del passato ce l'ha dà la prima Track "Underneath the Stars" una nuova "Plainsong" dalle atmosfere languide, dalla struttura forte capace di resistere nel tempo ai repentini cambi di umore dei fans e non... ma si sa le open track dei Cure sono spesso forvianti... infatti bisogna arrivare alla 5 "Siren Song" per riapprezzare una canzone che coinvolga emotivamente e nella quale il compagno di mille avventure nonchè cognato di Smith, il redivivo Porl Thompson il "Guitar Hero" che abbandonata la tavolozza, belle le sue opere visibili in una bella mostra in Canada credo nel 2002.., riprende l'antico strumento, la chitarra, dimostrando di saperla "suonare" ancora molto bene.... anzi a volte sovrasta forse troppo gli altri strumenti... non le "Keyboards" abbandonate con l'uscita di Roger O'Donnell nel 2005 insieme al vecchio guitar rodie Perry Bamonte.. sostituire le sopracitate tastiere con la chitarra seppur felina di Thompson è operazione che riesce si e riesce no... magari si nella traccia 12 "The Scream" in cui la voce in formissima di Smith unita alla chitarra di Thompson creano una canzone dalle forti tinte DarkRock, l'urlo di Robert.. che riprende quello di "Prayers for Rain" ci dice anche che le angosce esistenziali del ragazzino nato a Blackpool.... sono di là dall'essere risolte... lo saranno mai?... il resto del disco scivola via, a mio parere, senza più acuti.. particolari tranne forse la track 10 "This Here And Now With You" canzone con anima... struggente... ricorda "The Top".....
In conclusione un'opera assolutamente da comprare se sei un Fan....da non comprare se non lo sei.. da ascoltare con cautela se lo stai diventando.... ma, nel bene e nel male, un'opera sei Cure. Nel bene e nel male.
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Altre recensioni
Di John Smith
Chi temeva una ciofeca al pari dell’omonimo del 2004, dovrà ricredersi.
The Hungry Ghost, con un grande lavoro chitarristico e una melodia epica e sognante, probabilmente il miglior brano dell’album.
Di Imaginaryboy
Questo ultimo lavoro è un degno capitolo di una discografia lunga 31 anni che vuol andare avanti ancora.
4:13 Dream, con il ritorno in splendida forma delle chitarre di Porl Thompson, è un buonissimo disco, non un concept album, tuttavia ha dalla sua un sound molto ben confezionato e suonato.
Di H. Dragica
"Da Wild Mood Swings non mi danno più lo stesso brivido."
"Dovrebbero reiniziare ad osare."