Un altro capolavoro 2024…
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Gemma Blackshaw è una storica dell’arte, Owen Lawrence, alias Dengie Hundred, è invece un alchimista gentile.
Si sono conosciuti nel 2023 quando Owen incideva “Lammas Land”, una faccenda tra field recording, ambient ed elettronica.
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“Lammas Land”
Passeggiare tra terre basse, acquatiche, mutevoli come la nostra anima. Osservare le paludi da una finestra/mondo mentre il suono segue la fantasticheria come un cane fedele
Il fumo che si alza dalle barche, battaglie tra corvi e gabbiani, l’arrivo dei pipistrelli quando la notte svanisce,
Treni, pescatori, passanti, provviste, spiriti dell’acqua.
Un mondo a parte, una terra di mezzo, “una stridente pausa di verde e di cielo” descritta da una chitarra essenziale e sognante e da un poutpourri di accadimenti minimi.
Con Gemma che, per il momento, si limita a scrivere un testo che andrà ad accompagnare il disco...
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In “Who Will You Love” Gemma si prende più spazio e, pur non essendo una musicista e nemmeno una cantante, registra sullo smartphone parole che raccontano il bisogno d’amore. La sua è una voce che sembra una specie di sogno e pare provenire dal fondo del fondo del cuore umano. “Ninne nanne, incantesimi di protezione per figli e amanti, richieste come gioca con me, portami in braccio”. A Owen non rimane altro da fare che versare nel pentolone uno dei suoi elisir da alchimista stregone.
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Scrivere di certi dischi è come cercare di acchiappare le nuvole o unire i puntini delle stelle con una matita.
Inutile spremere il gulliver per trovare le parole, meglio che siano le parole a trovare te.
Fai conto allora che sei al bar una domenica mattina, il solito caffè, la solita pasta al cioccolato e d’improvviso, sfogliando distrattamente un giornale, ti imbatti in una frase come questa: “Il buio non è il nero, ma una strana e impalpabile luminescenza”…
Beh, quelle parole descrivono perfettamente il disco che stai ascoltando da giorni e sono all’incirca la vocina che sussurra “ci siamo”.
E il messaggio è, in buona sostanza, che nelle pieghe della notte non c’è praticamente nulla che non mandi bagliori
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Immagino che i bambini dormano e che il sipario stia per aprirsi. Una faccenda di varchi, passaggi, intermittenze...
Ecco allora il fresco di quando apri la finestra, l’aria un po’ gelida che accompagna i fantasmi, il calore delle emozioni, un vago e dolciastro sapore di magia.
Chi ne capisce parla di richiami slowcore, di folk in mezzo alle nuvole, di dub finito chissà come tra la polvere di stelle.
Io aggiungerei il Bristol sound ascoltato al minimo della soglia percettiva per non disturbare i vicini e anche una sensazione mezzo Twin Peaks e mezzo casa di bambola.
Un campionario di struggente umanità tra nostalgia, inquietudine, malinconia, invocazione, desiderio. Un io tu noi tutti e un brivido dolce che altro non significa che forse si è ancora vivi...
Trallallà...
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