The Dogma
Black Roses
Drakkar, 2006
Heavy
Black Roses è un debut album del 2006, vertiginoso per il livello complessivo tanto fuori dall'ordinario. La copertina, che riprende lo stile del fumetto "Sin City", è lontana anni luce da quelle fantasy che vanno tanto per la maggiore nel campo power-heavy metal (lo stile del gruppo) ed ha un impatto notevole.
Anconetani, i The Dogma, con un solo demo ("Symphony Of Love And Hate") alle spalle hanno attirato l'attenzione della Drakkar Records che li ha subito messi sotto contratto. La musica dei nostri è diretta ed affascinante: melodica, potente, dalle tinte gotiche e non troppo stereotipata, si differenzia dalla maggior parte dei gruppi power del panorama che trovano ispirazione solo dal passato. A questo và aggiunta l'ottima ugola potente e passionale di Daniele Santori e la dovizia tecnica di tutta la band. A causa di un infortunio occorso al batterista (Marco Bianchella) durante le prime fasi di registrazione, l'intero album è stato inciso con Mike Terrana dietro alle pelli.
Venature gotiche, ben sottolineate dal pesante lavoro delle tastiere di Stefano Smeriglio, contraddistinguono le linee melodiche di brani cadenzati come "Black Roses", "...And Julie No More" e "Temptation" che si aprono con classe nei ritornelli fatti apposta per sottolineare l'estensione vocale notevole del singer. Il coro di 10 unità rappresenta senza ombra di dubbio un elemento fondamentale nel disco ed i The Dogma non ne lesinano la presenza specie nei cambi di tempo, per spezzare la linearità dei pezzi; accade esattamente questo nell'heavy metal di "Wicked Angels" e "Devil's Bride". "Waiting For The Rain" è invece un pezzo arricchito dall'elettronica e dotato di un ritmo molto accattivante che lo rende alle mie orecchie molto radiofonico. "Sands Of Time" e "Ghost Of War" non aggiungono nulla a quanto già sommariamente descritto sebbene non possano essere definite brutte.
Mi permetto di soffermarmi sulle canzoni che mi hanno maggiormente colpito. Manco a farlo apposta si tratta di due brani agli antipodi un lento ("Maryann") ed una bordata potentissima ("Queen Of The Damned").
Un arpeggio malinconico scandisce il tempo per l'innesto dell'interpretazione meravigliosa di Daniele. Con il passare dei secondi aumenta l'estensione e la passione del suo cantato fino ad arrivare al coro straziante nel quale prega Maryann di non andare via. Una sublime ballata acustica scarna, semplice e sentita che sono sicuro spopolerebbe se venisse trasmessa nelle radio o in televisione.
"Queen Of The Damned" è una traccia che lascia il marchio indelebile del suo passaggio. La sezione ritmica con, Terrana sugli scudi, è sensazionale e farà tremare i muri di casa vostra se alzerete a dovere il volume. Nelle strofe Daniele sfodera un voce quasi stridula in simbiosi con il riffing serrato ed il prezioso inserimento dell'elettronica, mentre maggiormente arioso e melodico risulta essere il coro. Nel break sono Binetti e Smeriglio a divertirsi offrendo 2 minuti abbondanti di assoli, tecnici, veloci, con ripartenze esaltanti fatte apposta per esaltare la platea in una riproposizione dal vivo. Un brano lungo ed oliato magistralmente negli ingranaggi che scivola via con il fare esperto di una band navigata.
Black Roses ha portato alla ribalta una formazione di talento che ha davanti a sé un futuro roseo. Un esordio nel quale i nostri hanno dimostrato tecnica in ogni strumento e la capacità di dare vita ad un sound affascinante che non richiama palesemente altri gruppi. Melodico, oscuro ed in alcuni casi anche radiofonico, l'esordio dei The Dogma potrebbe piacere non solo a chi apprezza il metal e và sponsorizzato senza remora. Nel loro genere sono una delle migliori giovani leve in circolazione ed è uno scandalo che rimangano sconosciuti ai più, specie nel loro Paese.
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