Mi girano i coglioni. Di dormire non se ne parla, chiaramente. Troppo tardi per cercare conforto in un amico e troppo presto per mandarli tutti a fanculo senza motivo: magari li sveglio male e mi anticipano. Vado in bagno, mi siedo sulla poltrona bianca e apprendo della morte del premier sfogliando un quotidiano: "Cazzo, dai, no. Non sono in vena di novità". Sorpreso dalla mia reazione, tutto mi appare più chiaro: momento nostalgia. Mi dirigo repentinamente e con metodo verso chissà dove, chiedendomi più volte cosa fosse il "momento nostalgia". Insomma, mi ritrovo in camera. Davanti a me, l'impolverato scaffale con tanto di targhetta recitante "nostalgia".
Prendo un disco a caso ed è esattamente ciò che stavo cercando senza saperlo. Il primo The Ecstasy of Saint Theresa. Un EP di un duo ceco convertitosi all'ambient-non-so-cosa-cazzo una volta ultimato il loro primo vero full-lenght (tale "Sussurrate", datato 1992) giunto a un anno da questo "Pigment". Inizio a scriverne incessantemente. Ho molte cose da dire mentre li ascolto. Scrivo con maestria e senza tregua.
[...] Pare siano apprezzati anche (ahimè, solo? Più che altro?) nel loro percorso alternativo (a quello già figuratamente alternativo). Ricordano non troppo vagamente i Portishead. Che vadano in MyDeb! Io li preferivo in questo EP. Li preferivo qui, quando alla tradizione indie più caotica univano quantitativi industriali di nostalgia shoegaze. Quando quei quattro brani tiratissimi, a presa diretta - da "What's" a "Honeyrain", passando per "Who's" e la sullinkata "Square Wave" (presente anche nella compilation a edizione limitata "The Noise and the Melodies" del 1993) - rappresentavano un ottimo biglietto da visita e servivano a farti dimenticare tutto. Anche che il premier è ancora vivo o che non sai scrivere esattamente come Dante. Svegliati, fesso!
Perbacco!
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