Arrivo al Velvet verso le 8 e 30. Siamo arrivati a Rimini la sera prima dopo esserci sciroppati 800km tondi tondi dal sud. Motivi di lavoro mi impedivano di prendermela con più calma. Ma avevo giurato che se i FL fossero venuti in Italia sarei andati a vederli. Lo avevo giurato anche perché mai e poi mai avrei voluto riprovare quella senzazione di "grande occassione bruciata" provata anni prima non andando a vedere il concerto di Tom Waits a Firenze (altro mio idolo).

Dunque, dicevo, alle 8 e 30 circa sono al bottegino del Velvet. Non mi aspettavo tanta gente. Dopo mezzora il botteghino apre e dopo un altro quarto d'ora sono finalmente dentro. Mi aspettavo qualcosa di meglio per un tempio della musica (qui sono venuti un mare di gruppi stranieri, underground e no).
L'importante è però che sia qui.
Passa circa mezzora e un tipo alto e biondo arriva sul palco accompagnato dalla sua band. È Brendan Benson, Ho sentito parlare benino di lui. Dicono che faccia un rock melodico non banale, ed alcuni dicono che le sue composizioni ricordano il Brian Wilson giovane. Sarà. Ma io non sono qui per questo. Sono qui per quel signore, quello dietro il palco, proprio quello che si diverte ogni tanto ad uscire da dietro le quinte e, durante il concerto di Benson, a salutare allegramente il pubblico a tutte braccia, nel suo completo panna, come uno che sta approdando in un porto a bordo di una nave.
Quello stesso signore (Wayne Coyne) che infine, quando il concerto di apertura è (finalmente) finito, comincia a divertirsi ad illuminare/abbagliare il pubblico con una torcia elettrica mentre i suoi compari buttano enormi palloni colorati in mezzo alla gente. Tutte le braccia su.
Non sembra che stia per iniziare un concerto ma una festa di carnevale, non sembra di attendere un'esibizione musicale ma l'ingresso al lunapark.

Ed i pagliacci arrivano, Ivins vestito da dalmata, Drozd vestito da elefante rosa. Coyne con un sorriso sulla faccia a 24 carati. Non pensavo alla mia età di finire in un posto del genere.
Tutto molto bello, atmosfera indimenticabile. Tutto perfetto, almeno fino a questo punto. Il seguito non regge il confronto, purtoppo (in fondo non possiamo non dirci tutti un po' Leopardiani). Il problema fondamentale è che l'acustica del Velvet è veramente disastrosa. Inizia il concerto e pensate che non riesco a riconoscere Fight Test per almeno 10 secondi... La voce di Coyne, di per sé non potentissima, si perde in un mare di frastuono e di distorsioni. Va beh.

I Lips passano in rassegna vari pezzi storici con proiettati sullo schermo immagini multicolori psichedliche e molto spesso kitsch, come la famiglia giapponese fatta a pezzi durante Fight Test, se non ricordo male, oppure come le oversized girl che fatto ginnastica durante The Gash.
Scorrono Waiting for a Superman, Lightning Strikes the Postman (con il pubblico immerso in mezzo a vapori fumogeni, e con Coyne che alla fine chiede: "Is anybody alive??!"). Passano All We Have Is Now e A Spoonful Weigths a Ton, con Ivins che butta una pioggia di coriandoli su Coyne impegnato a cantare con posa da Judy Garland in Il Mago di Oz... Quelli stessi coriandoli, lanciati da Coyne ad ondate, che investono il pubblico in visibilio durante l'esecuzione di Do You Realize. Passa Yoshimi con Coyne che si mette a fare il ventrlioquo dando la voce ad un guanto-pupazzo a forma di suora (ho capito perché vengono così raramente in Italia). Ed infine passa anche l'occhio pulsante di 2001 – Odissea nello Spazio alla fine della coppia What Is The Light – The Observer (forse la parte musicale migliore d i tutto il concerto).

È finita, mi aspettano domani altri 800 chilometri. Non so se ne è valsa completamente la pena. Ma in fondo siamo tutti un pò Leopardiani...

PS A proposito la band era così composta:
Dalmata: basso, coriandoli
Elefante Rosa: tastiere,sequencers, basi pre-registrate
Session Man: batteria
Uomo in chiaro: voce, chitarre, coriandoli, fake blood (in testa durante l'esecuzione di Yoshimi), "Happy Birthday" dedicata ad uno del pubblico.
Tutti (compresi alcuni del pubblico): palloni colorati e bandiera della pace (uno solo).
Infine, se capitano di nuovo in Italia, ad un loro concerto comunque ci vado di nuovo (anche se non mi hanno suonato The Spark That Bleed e Feeling Yourself Disintegrate), sperando in un posto migliore in cui ascoltarli, oltre che vederli...

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