Ore 21. Un sms di un amico mi ricorda che quella notte suoneranno The Germs. Cazzo. Erano mesi che lo sapevo e mi ero ripromesso d'andarci. Cazzo. Repentino cambio di programma del Venerdì notte. Al diavolo il raffreddore. Non c'è tempo neanche per una doccia, molto punk, pure troppo. Si parte subito senza se e senza ma!

Il locale si chiama The Cube. Ex discoteca, è un semplice cubo con arredamento orrido-tunzettaro-obsoleto.
Appena arrivati (quasi le 22.30) dobbiamo star fuori ad aspettare che inizino a far entrare la gente. Si gela cazzo. Poi non c'era scritto che si iniziava alle 22?!?

Finalmente si può entrare. Dieci euro in meno dopo, ci ritroviamo dentro. Si, è proprio come lo ricordavo. Ci sono già stato anni fa, quando era l'Open Gate. Un'intera parete è costituita da due ampie vetrate, che danno sul giardino. Il palco è proprio attaccato ad'una di queste vetrate. Questo particolare si rivelerà fondamentale.

Non siamo ancora annebbiati come si spetterebbe per cotanta occasione, così decidiamo di abbirrarci. Un litro di birra, comodamente servito in 2 bicchieri 0.50, per 7 euro. Tutto ciò è molto bello. Sarà il "solito" da richiedere al bancone durante la nottata.

Di gruppi intanto (ore 23 e spiccioli) neanche l'ombra. Le casse sparano musica varia, tra cui "Mongoloid" dei Devo. Ci facciamo grasse risate ripensando ad Ex-Drummer. Ci rendiamo inolotre tremendamente conto della pessima acustica del cubo. Ed è diffusa ad un volume relativamente basso. Cominciamo a dubitare pensando a i volumi che avranno a disposizione i Germs.

Spuntano quindi Il batterista Don Bolles ed il cantante nonchè attore di E.R. Shane West. Dal capello che porta Don Bolles sembra Jamiroquai. Gira con una Franziskaner in mano. Lo prendiamo un pò per il culo. La carta dorata nel collo della bottiglia non sembrava però dargli poi tanta noia. Shane West invece  girovaga studiando l'archittetura del locale. Ha una voce ridicola. Da buon americano.

Dopo varie uscite nel giardino e lenti a contatto sempre più secche, sentiamo finalmente il suono di uno strumento. Si preparano le Sorelle Pestilenza, punk band interamente al femminile. La front-woman è alta quanto un Marshall da 100. Però è incazzata come un'ape. La batterista è magra che a momenti si spezza e va molto volentieri per i cazzi suoi durante i pezzi. Tra gli sbraiti e l'acustica imbarazzante, riusciamo a capire un ritornello che recita "my life is a menstruation". Davanti al palco tre ragazzi pogano e cantano a memoria ogni pezzo. Beati, pensiamo. Non votabili, data l'acustica e le pessime equalizzazioni.

Tocca poi a Is Duennas, combo cagliaritano di vari appartenenti ad altrettanto vari gruppi passati di Cagliari. Roba passata, insomma. Il cantante ha il bomber aderente, la testa rasata e sembra voglia menarci tutti da un momento all'altro. Quando comincia a cantare, non riesco a trattenermi e scoppio a ridere. Si, lo so, sono un coglione. Suonano Hardcore con influenze post e altre robe incomprensibili. Voto 1. Noiosi è un complimento.

Quindi i Padrini. Band punk-rock melodico, già nota in tutta la Sardegna ed in altre occasioni, anche nei confini nazionali. Il cantante-chitarrista è più storto di noi e comincia a sparar stronzate. Ci facciamo 4 risate e, nonostante un genere used & abused, suonano bene e fanno divertire il pubblico. Liriche divertenti e sferzanti. Il batterista va come un trenino con le Duracell, il bassista se la suona bene ma se la canta da cani, ed il front-man riesce a finire un pezzo con la cinghia slacciata e la chitarra in tensione, tenuta in verticale. Lodevole. Voto 3,5 (su 5, of course!)

Eccoci pronti quindi per il pezzo forte della serata. A livello mentale siamo cotti a puntino e ci sentiamo pronti ad affrontare perfino i Sunn O))). Guardiamo l'ora. EH?? 00.30. Maledetti stronzi. Non volevo far tardi oggi! Sto comunque un pò da cani ancora... seppur meno. Strano.

Scopriamo però che nel palco non c'è una briciola del set che servirà ai germi. Bisogna sostituire la batteria, sciogliere i cavi, attaccare effetti e provare i volumi. E c'è un tizio DA SOLO a fare tutto questo! Scoraggiati, affoghiamo il nostro dissenso uscendo un'altra volta fuori. Ci rendiamo anche conto che, vista la posizione,  sembra d'esser davanti ad un gigantesco acquario. La fantasia corre ormai a briglie sciolte.

Vediamo uscire dalla porta che conduce al piano superiore (un tempo ristorante e poi provè della discoteca) prima il cantante, poi Bolles, Lorna Doom ed infine il mitico Pat. Si, Pat Smear, un grande a tutti gli effetti.

Ci fiondiamo dentro e ci piazziamo di fianco alle casse poste all'inizio del palco, praticamente davanti a Lorna e Don. Attaccano con "What We Do Is Secret" e subito inizia l'inferno. L'acustica non è il massimo ma ci aspettavamo fosse peggio. La folta rappresentanza giovanile punk no O.G.M., con crestoni da mezzo metro, si scatena davanti al palco. Nel pogo c'è comunque tanta varietà di personaggi. Praticamente per salire nel palco non bisogna faticare: lo scalino è alto al massimo 20 cm. Una bolgia. Si intravede la micro cantante delle Sorelle Pestilenza che surfa sulle teste per poi finire brutalmente in terra. Ad un certo punto si ritrova con i jeans alle ginocchia e le mutandine infilate in ogni fessura. Sul palco sale chiunque e col passare dei pezzi il locale si riempie anche oltrela reale capienza. Un muro umano circonda il gruppo. Il loro spazio vitale praticamente si riduce a 2 o 3 metri quadri. Basca.

I Germs non lasciano il tempo di rifiatare e crescono pezzo dopo pezzo. "Lexicon Devil" sbanca ed un Cube strapieno fa sentire l'approvazione del live.

Usciamo fuori a respirare un pò e ci piazziamo davanti alla vetrata, attaccati al culo smilzo di Don Bolles. Fa paura da quant'è brutto. Non il culo, proprio lui. Un metro e ottanta per 40 chili scarsi. Sembra un mix pluri invecchiato e sottovuoto di Jacko, rughe di Mick Jagger e bocca di Steven Tyler. La bocca gli è rimasta aperta ad O per tutti i circa 20 pezzi. Mitico. Suona come un dannato e sfodera una tecnica quasi bozziana non indifferente. Da batterista, tanto di capello! Impeccabile ed instancabile dall'inizio alla fine.

Mitici anche gli altri componenti che ad un certo punto si son resi conto del pubblico al di fuori della vetrata, voltandosi verso di noi e rimanendo spalle al pubblico interno. Batterista compreso! Geniali.

L'unico che si lamentava del pubblico outside era il cantante. Che stronzo d'un attore. Onore però alla sua performance, allo smalto che portava nelle unghie (sic!) ed alla spudorata imitazione del compianto Derby. Anche la voce era tremendamente simile.
Si è arrampicato nelle casse, proprio quelle dove stazionavamo noi, e con una craniata alle staffe che regevano le luci, ha acceso un faretto. Verso la fine del concerto, sempre infastidito dalla presenza del pubblico esterno, ha cominciato a sbattere il microfono nel vetro, tenendolo per il cavo e facendolo oscillare. E' riuscito a scheggiare il vetro e rompere il microfono. Io glielo avrei rifatto nei denti. Hey man, you're more punk than me!

Pat Smear è stato un signore. Live impeccabile, sorriso a manetta e voglia di far ballare tutti. Ad un certo punto ha letteralmente gettato la chitarra nel palco, lasciandola sbranare nel pogo primordiale. Lui guardava, rideva ed applaudiva. Non immaginate come l'abbiano trattata.  Poi un ragazzino dall'aria mite e tranquilla la afferra, sale sul palco e spara un assolone sulle note di... boh, non ricordo. Grandioso. Pat comunque, fisicamente enorme, ha magistralmente tirato a lustro la tensione di ogni pezzo, garantendo dinamica e mordente a cagarura. Bravissimo.

Lorna idem, gran signora. Signora nel vero senso della parola. Un pò Amanda Lear per intenderci. Col basso un metronomo instancabile. Sorrideva e salutava chiunque, ad uno ad uno, per tutto il live, cioè venti pezzi o giù di lì.
 
Alla fine tutti contenti, grossi applausi e tanto divertimento. Le 2 son appena passate. Ci separano 50 Km da casa e la stanchezza fisica e mentale ora si sente.

Abbiamo visto un tassello fondamentale per la storia del Punk, dell'Hardcore e del Rock (Pat Smear dai... sapete gia tutto!).

Mi è passato il raffredore, per gentile intercessione del potere terapeutico rastafariano e birriFico.

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