Musica Classica e Heavy Metal.
Un connubio che ha funzionato per molti, ma con risultati altalenanti: si può pensare all'intera discografia di Yngwie "More is More" Malmsteen (se si può considerare Heavy Metal) o i già citati Fleshgod Apocalypse, e molti altri, a cui è bastato però semplicemente inserire qualche minore armonica qua e là, per auto definirsi, musicisti "neoclassicheggianti".
Ci sono poi loro, i The Human Abstract, alfieri di un Progressive Metal melodico, ipertecnico e appunto, fortemente ispirato a tutta quella musica classica che riempie ancora i salotti delle varie capitali: qui si va oltre alla semplice ispirazione fugace, in quanto tutto l'apparato strumentale e perfino vocale presente nel disco potrebbe essere tranquillamente trasposto su un bel pianoforte, senza che le canzoni si snaturino di una mezza nota.
Merito sopratutto dell'ascia della band, AJ Minette, un chitarrista a dir poco eccezionale, dal gusto compositivo impressionante, capace di tessere trame sonore complesse ma spaventosamente melodiche, arrampicandosi in riff e arpeggi ultra memorabili, che appunto rimandano a quella cultura presente ormai "solo" nei vari conservatori sparsi in tutta la nostra penisola e in tutto il mondo: impossibile non citare pezzi come Antebellum, un'epica cavalcata progressive di sette minuti e passa che considero il vero capolavoro del disco, potente, epica (appunto), iper tecnica e ultra melodica, mentre gli altri pezzi si assestano su un livello eguale di bellezza, possenza ed estro compositivo, perfino le "bordate" che sfociano nel core come la title track, risultano eleganti nel loro incedere marziale, e non scadono nei soliti clichè dei vari cloni di band "simili" come Darkest Hour, Killswitch Engage, et cetera, presenti in ogni dove.
Eleganza, potenza e melodia sono le colonne portanti di un disco a dir poco mostruosamente sottovalutato dai più, ahimè, catalizzati dai soliti breakdown asettici e acefali delle varie proposte di quegli anni, o dai virtuosismi senza anima sparsi in ogni dove.
Singolarmente vi è un ottimo equilibrio tra tutti gli elementi: una voce pulita efficace ma non scontata, un growl/scream potente e "acido" al punto giusto, una sezione ritmica che segue perfettamente un lavoro mostruoso dal punto di vista chitarristico, anche da parte del chitarrista ritmico.
Insomma, la produzione cristallina e sharp al punto giusto è il tocco di classe finale per un'opera importante per unire due mondi apparentemente antitetici come la Classica e il Metal, due generi che hanno avuto nel corso della loro storia picchi e abissi di proporzioni epiche, ma che continuano ad avere un ruolo importante per lo sviluppo della musica moderna al giorno d'oggi.
Classico.
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