Mmh, fa caldo di questi giorni, è un pomeriggio torrido, stanza buia, di quelli che vorresti essere da qualsiasi parte eccetto dove stai ora.. Ho voglia di scrivere questa recensione, sarà una recensione? Bu, che ne so di ste cose, devo solo scrivere un po' sennò impazzisco. Accendo lo stereo, appena comprato, il migliore acquisto di quest'anno senz'altro, sento pure il ronzio del subwoofer, che figata... Stappo una birra che ne ho proprio il bisogno..

Il disco, di che disco voglio parlare? Jazz? No, no, quella è roba notturna, emozionante e incomprensibile per i più... Hendrix? Mmh, perfetto! Attacco, "Axis: Bold as Love", il suo secondo disco, il ponte tra "Are you Experienced" ed "Electric Ladyland", con "Little Wing" e blablabla, tanto le sapete tutte queste cose, o al limite o cercate un'altra recensione o andate su Wikipedia o dove diavolo vi pare. Mmh, partiamo, il subwoofer è bello caldo, si comincia!

Voce filtrata da sgradevole intervistatrice inglese, ah sì certo, si tratta solo di Mitch Mitchell, il batterista, poi entra Lui con voce nera, parla di alieni, lo sarà? Penso proprio di sì, visti i suoni sbalorditivi che riesce a produrre con la sua Fender subito dopo, allucinazioni su vinile, sulle corde. Ecco la diferenza tra Hendrix e Clapton: uno dai Marshall (valvolari) fa fuoriuscire allucinazioni, l'altro, con il suo tocco, orgasmi blues.

Dopo il delizioso caos della prima track, ecco, intro geniale e improvvisa che non può fare sorridere o almeno sussultare, parte "Up From The Skies". Mmh, spazzole alla batteria, si sente che Mitch è cresciuto a pane ed Elvin Jones (senza fare personale vanagloria, un po' come me, sarò pure un batterista eh...), il pezzo è uno splendido swing alla Hendrix, non quella roba borghese da big band, ma qualcosa di intimo, raccontato, le parole sono semplici e volano in questa aria calda, la chitarra fa il suo, tra sbotti di wahwah e acrobazie di chi non ha mai messo piede in una scuola di musica ma la musica la sente, i suoi capillari, i suoi occhi neri, le sue mani, le sue parole, la sua voce sono note, sono suoni, sono vita. Assolo soffuso, non mi ha mai smesso di affascinare e poi tutto.. Si dissolve.

Si fa un sobbalzo all' attacco di "Spanish Castel Magic", l'anima rock prende vita e dà vigore e forza a chi ascolta, si vuole ballare, perdersi nei sobbalzi di qualche infinita notte, divertirsi piangendo al contempo di gioia, vedo allucinanti in questa chitarra, vedo chi se la spassa in orge impossibili per chiunque (parole di Mitch, pace all' anima sua), la batteria è pure lei protagonista, e lo sarà pure nella versione semplicemente STRATOSFERICA del "Live at Woodstock", l' ennesima dimostrazione del genio di un genio. Altra song, "Wait Until Tomorrow", l' anima ora è quella tipica dei Sixties: coretti, beat e tutto il resto, ma tutto è condito e preparato alla perfezione, il brano scorre via veloce, il che significa che è dannatamente buono, con le vigorose plettrate di Redding (il bassista), con la batteria perfetta che nel finale ci dà dentro sul serio, magico.

"Ain't No Telling" è una corsa furiosa, ancora coretti, ma i cambi di tempo sono bellissimi, inutile ormai parlare della chitarra che nel finale s'impenna e regala un gustoso feedback “a' la Hendrix”. Pausa. Sarebbe quasi inutile parlare di "Little Wing", quindi lo faccio. Sono senz'altro i 2 minuti e 24 secondi più incredibili della storia del rock, è tutto così, così Hendrix cazzo. É l' anima stessa di Jimi che fuoriesce leggera e impetuosa dalle casse, un sussulto dietro l' altro, qualche boccata d'aria celeste, un bacio di quelli che poi fanno cadere per terra, senza altra forza se non quella d' amare. È semplicemente troppo per tutti, per me, per te, solo Lui poteva regalarcela, solo Lui poteva usare la chitarra come un'amante, di quelle capaci sia delle più impensabili acrobazie sadomaso, sia delle notti migliori, quelle per cui vale veramente la pena vivere. Basta, l' ho rimessa su tre volte, non si è mai sazi dei capolavori, grazie al cielo. Mi stappo un' altra birra va'.

"If 6 Was Nine", qui doveva essere veramente fatto, è, è un trip psichedelico, tra pause, rallentamenti, infuriate, allucinazioni, colori, uuu sì li sto vedendo pure io, sto avendo pure io un trip diavolo!! Hendrix se la ride, se la spassa, lui vede ciò che nessuno potrà mai più rivedere e Mitch e Noel dal canto si fanno in quattro per stargli dietro, tra jazz (ma l'avete sentito il basso all' incirca all'inizio del secondo minuto?), fusion, rock di quelli seri, non quella robaccia da mammolette che circola ora buona soltanto per le anime disperate dei ragazzi d'oggi... Qui si ride, qui è un caos celestiale, si vedono le stelle che danzano (parafrasando il buon vecchio Nietzsche). Pausa, mi devo riprendere dal trip e dall'octave assurdo che all'improvviso è spuntato fuori nello splendido finale.

Bene, ora si torna la rock più robusto, un po' come passare da qualche assurdo cocktail a un buon whiskey, "You Got Me Floain'", ma, cazzo, mi ero appena ripreso dal trip e lui me ne presenta n'artro? Subito dopo il secondo ritornello vengo assalito da una cascata di acido sulle orecchie, non si capisce più niente, la chitarra sale vertiginosamente, le casse si scambiano, dissonaze, ritmo, è tutto un'amalgama psichedelico e alla ripresa del cantato la chitarra impazzisce, semplice. Tiro un po' il fiato, sarà finita la psichedelia ma, ecco nel finale riprende, con note dissonanti, fantastiche, la batteria ci dà dentro e... Tutto si dissolve, mi gira la testa, cazzo... "Castle Made of Send", dedicata alla madre Lucille morta, è una splandida filastrocca, la chitarra è in reverse e la batteria ripetitiva dà un andamento sognante, indescrivibile, veloce come una giornata d' amore...

Penso, sì penso al mio di amore, voglio il mio amore lontano qui, alle prime luci della sera, con questo assolo in sottofondo che non sembra essere suonato da dita umane... La canzone rallenta, diavolo verrò privato dal mio sogno! Ma non è così, ho freddo, mi sta venendo la pelle d'oca, la chitarra se ne va via in solitario facendomi tremare tutto. A trenta e passa gradi. Il brano che segue è di Noel, il solito boogie di chitarre, la solita cavalcata verso il proprio destino... Quello di Hendrix lo conosciamo troppo bene, purtroppo. Seguono ancora le note distorte (come sempre, allucinate) e impercettibilmente jazzate di "One Rainy Wish", e poi "Little Miss Lover", ruvida, con quel bel intro di batteria, sembra di passeggiare per il Bronx, c'è funk, quintali di funk, Jimi è incazzato e canta proprio da incazzato, la chitarra è un rasoio, una lama terribile. Da innamorarsi.

Eccoci, siamo alla fine, altro pezzo coi controcazzi, "Bold As Love", gli arcobaleni prendono forma e respiro nell'etere, si levita, si ascende verso qualche paradiso elettrico, ci si perde in questi meandri e poi... fine? No, non ho ancora sentito niente. Batteria distorta che attacca. Ed è delirio. Tutto impazzisce, la chitarra strizza l' occhio alla classica (Hendrix amava molto Bach), ecco, sto impazzendo anch'io, il brano e il disco finiscono ma io resto ancora amabilmente pazzo.

Grazie Jimi.

Mi stappo una birra.

Carico i commenti... con calma