"Era da tempo che volevamo fare qualcosa insieme,sperimentare,soprattutto con l'aggiunta di archi e avvicinandoci come suono alle colonne sonore".

Salve a tutti innanzitutto, mi sono registrato da poco e oggi andrò recensire quest'album datato 2008. Da circa un mese è uscito l'ultimo lavoro degli Arctic Monkeys, "Humbug", intriso di psichedelia e sperimentazione, per una band che da circa 3 anni sta dominando la scena musicale britannica con un'energia e un talento dei quali si era perduta la vista nell'ultimo decennio. Ma prima dell'ultimo lavoro delle scimmiette artiche, il cantante e paroliere Alex Turner aveva collaborato col grande amico, ex cantante e chitarrista dei Little Flames e Rascals (quest'ultimi si sono sciolti giusto un mese fa per consentire al brillante Miles di intraprendere la dura scalata al successo come solista) Miles Kane, virtuoso ragazzetto rachitico, di sicuro più "sfigatello" rispetto al compagno Alex, ormai una celebrità in terra d'Albione.

A fine 2007 i due avevano annunciato il loro progetto "The Last Shadow Puppets" (in quanto a nomi per band Alex Turner non manca di originalità), sbigottendo tutti, critica e fans, che per la prima volta si sono sentiti un brivido lungo la schiena: "E gli Arctic Monkeys? E chi è questo Miles Kane?". Di certo dopo l'uscita dell'ultimo prodotto targato Arctic Monkeys i fans possono dormire sonni tranquilli vedendo la loro band preferita iniziare un nuovo tour europeo 2009/2010, ma a quel tempo si tremava di fronte all'idea suicida di Turner di intraprendere un progetto solista con questo, ai molti sconosciuto, compagno di birre.

Eppure il piano ha avuto successo: sebbene sia stata una mossa commerciale spudorata e ingegnosamente architettata per lanciare artisticamente sia Miles Kane (che senza giri di parole o falsità, si è servito dell'amico per far conoscere il proprio volto al pubblico) e riconfermare artisticamente il genuino talento di Alex Turner, il disco risulta riuscito: "The Age Of The Understatement", uscito nell'aprile dello scorso anno, si fa benissimo ascoltare da chiunque, mischiando l'allegro pop-rock in voga degli ultimi anni a sonorità morriconiane e che sanno maledettissimamente da 007.

Il disco si apre con la title-track "The Age Of The Understatement", con quel giro d'archi rubato ai più veterani Muse, ma che non manca di personalità ed aggressività come singolo di lancio. Dopo l'ottima prima traccia il disco prosegue con la poppeggiante "Standing Next To Me", semplice ma geniale poesia d'amore, scritta e cantata Miles Kane, che dimostra un'ottima voce, a tratti migliore di quella dell'amicone. Con "Calm Like You" ritorniamo bruscamente alle sonorità tipiche degli Arctic Monkeys, ma con un filo d'innovazione in più, permettendo alla canzone di non essere uno dei tanti scontati inni indie rock degli ultimi anni.

Il disco procede fluido e scorrevole, come dicevo primo, codesto lavoro si fa ascoltare con piacevole allegria e rilassatezza, uno dei quei classici dischi da mettere in stereo quando si torna stanchi e frustrati dal lavoro. Gli archi ci cullano, le voci sovrapposte di Alex e Miles (da vedere insieme durante le interviste, sembrano quasi gay ma è risaputo che Alex è insieme ad Alexa Chung, bellissima giornalista inglese) ci trasportano in un mondo "Jamesbondiano", tra inseguimenti, belle donne e partite e a poker in smoking. Finito di ascoltare l'aggressiva "Separate And Ever Deadly", accettabile canzonetta che non regala molto di più al disco, si giunge a forse la migliore canzone del disco, "The Chamber".  D'altra parte è proprio vero che "il vino buono sta nelle botte piccola", dato che la canzone ora citata ha la durata della bellezza di 2 minuti e trentasette e risulta essere la più corta del disco: questa canzone, sensuale ed erotica ci fa venire malinconia e tristezza ma lascia un profondo calco nell'ascolto dell'album.

Segue l'incazzata "Only The Truth", che ci fa quasi venir la voglia di arrabbiarsi e di litigare con la propria amata per dirle tutta la verità su di lei (nel caso voi stesse vivendo una storia d'amore tormentata). La canzone dopo, "My Mistakes Were Made For You", intrisa di romanticismo e atmosfere da 007 è un momento di calma e riflessione, per poi invece approdare alla scazzata "I Don't Like You Anymore". I salti di quest'album sono molti, ed eccoci ora arrivare alla canzone più James Bond del disco, "In My Room", quasi disperata, che da sfogo a tutta la nostra voglia di evadere, come d'altra parte cantano insieme i due sbarbatelli inglesi: "Just Another Day All In My Room".

Con "Meeting Place", nella quale si fanno sentire gli archi e si riesce a percepire un sorriso tirato dopo le lacrime per aver lasciato la propria amata nel posto dove ci si è incontrati ("For weeks they had strolled around playing the fools, they knew the time has come, and time would be cruel, because it's cruel to everyone, he's crying out from the meeting place, he's stranded himself there/I'm sorry I've met you darling, I'm sorry I've left you"), e infine "Time Has Come Again", interamente acustica accompagnata dagli archi, è come un saluto verso l'ascoltatore, che resta soddisfatto di aver potuto ascoltare un CD semplice e incredibilmente catchy, adattissimo da ascoltare mentre si sorseggia thè sul divano come da ballare sbronzi nel salotto da sottofondo mentre scorrono immagini di pellicole rigorosamente antecedenti al 1968.

In conclusione un album ben fatto, curatissimo in fatto di produzione, che conferma l'innato talento di Alex Turner da paroliere e lancia un nuovo talento della british new wave, Miles Kane: in particolare è interessante notare che sia Alex che Miles utilizzano le loro qualità per coadiuvare il tutto e dunque ottenere un ottimo risultato (Alex coi testi, dove Miles è ancora e giustamente per la sua età arrugginito) e Miles con le sonorità morriconoane e sperimentali (da ascoltare infatti se volete il suo debut album "Rascalize" della sua band The Rascal). Insomma se volete ascoltare qualcosa di poco impegnativo, che vi porti una mezzoretta senza annoiarvi, ma anzi, divertendovi e facendovi battere i piedi, anche ai più schizzinosi, questo disco farà per voi.

Rimango sbigottito di fronte alle affermazioni di amici sul fatto che i Last Shadow Puppets sono uguali agli Arctic Monkeys: posso assicurarsi che tutto ciò non è vero, anzi, secondo me sono completamente diversi, e se proprio deve esserci un collegamento tra loro, posso dire che i Last Shadow Puppets sono gli Arctic Monkeys in chiave baroque e sperimentale.

Carico i commenti...  con calma