La musica inglese ha sempre dimostrato di poter tenere testa ai colossi commerciali d'oltreoceano, di poter mantenere nel corso degli anni un ruolo di primissimo piano nel panorama musicale internazionale: negli anni '60 con la British invasion e band intramontabili del calibro di Beatles, Rolling Stones, The Who e The Kinks (mammamia, scusate se è poco!); negli anni '70 e '80 con artisti che cavalcano da protagonisti l'onda di uno sfrenato successo come i Led Zeppelin, i Queen, i Sex Pistols, i Clash; negli anni '90 con la stagione del Britpop, della Cool Britannia, degli Stone Roses, degli Oasis e dei Radiohead. Insomma, mica palle! Se parliamo di rock e tutti i suoi derivati (pop-rock, punk-rock, hard-rock, rock'n roll ecc ecc ecc) gli inglesi sono stati da sempre i numeri 1 indiscussi, e il loro valore risalta ancora di più se confrontati con quella marmaglia di R&B, hip-hop e vomitevole pop proveniente dal Nuovo Mondo e con la staticità e l'imbarazzante arretratezza degli altri mercati discografici europei.

Certo, anche oggi il mercato inglese mostra segni di vivacità e dinamismo se paragonato, ad esempio, al mercato italiano (voglio dire, zero sperimantalismo, zero innovazione, zero investimento sui giovani artisti, zero spinta verso l'originale e il moderno... troppo, troppo ancorati alla musica melodica, alla tradizione, a Gigi D'Alessio e a Gianni Morandi). Ma negli ultimi tempi il mondo musicale britannico sta sfornando senza sosta gruppetti di ragazzini senza arte nè parte, tutti fottutamente uguali, tutti pateticamente banali, tutti infighettati e finto-ribelli. E, ovviamente, tutti super-pompati dalla stampa e dalla critica, tutti osannati come dei della musica internazionale, astri nascenti nel firmamento delle star.

E dopo i Kasabian, Pete Doherty e compagnia bella, ecco l'ultima trovata: hanno preso il bambinetto brutto e rachitico degli Arctic Monkeys (Alex Turner), gli hanno messo di fianco un bamboccio che sembra fatto a sua immagine e somiglianza (Miles Kane, per la cronaca), ed ecco pronta un'altra bella bufala made in England: i Last Shadow Puppets. Gli danno in mano un paio di chitarre, gli fanno strimpellare 4 canzoncine appositamente confezionate e il 21 aprile 2008 annunciano al mondo la grande gioia: è uscito il loro imperdibile album. Uuuuhh!! Che bello che bello che bello!! Gli Arctic Monkeys spaccano!! Come faccio a non comprarlo??!! E subito primi in classifica, lodi sprecate e fiumi di bei soldoni per tutti. L'album, musicalmente parlando, non è nulla di che: classico miscuglio di pop e rock da quattro soldi, di facile ascolto, dal motivetto fresco e orecchiabile ma senza consitenza. " The Age of the Understatement" e "Standing Next to Me", i due singoli, che emergono appena in mare di putridume e di scontatissima banalità.

Assolutamente da evitare, anche per gli amanti del Britpop e degli Arctic. Fidatevi, vi pigliano per il culo!

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