Non ho alcun dubbio che il presumere che tutti conoscano i Lazy Cowgirls è pretendere un po' troppo, ma pensare che chi non li conosce si sta perdendo uno dei più genuini, dei più ruvidamente aggressivi e dei più magistralmente accattivanti punk act mai stati in circolazione a spaccare timpani e violentare amplificatori è semplicemente la verità. Giuro.
Formatisi a Los Angeles 24 anni fa, dopo un lungo viaggio dal natio Indiana, dopo una lunga ed onorata carriera e successo zero, i Lazy Cowgirls si sono sciolti nel 2004, ma hanno lasciato dietro di loro una scia nemmeno così esigua di piccoli capolavori fatti di tre accordi che non recensirne qui nemmeno uno è una vergogna.
Dove r'n'r 50s, 60s & 70s, country, blues, R&B, punk e folk si mescolano in un'amalgama unificato dalla voce urlata e sferzante del loro atipico frontman pelatino e tracagnotto - Pat Todd, vera anima e costante forza creativa del gruppo durante gli anni - ecco che ci sono loro, i Lazy Cowgirls. Partiti da un punk sporco prodotto da Chris D. dei Flesheaters, si sono pian piano mossi verso un sound più maturo e corposo, più personale, che negli anni novanta ha prodotto vere piccole gemme fatte di spruzzate di Hank Williams, di riff rubati agli Stones di "Exile on Main Street", della forza e della cattiveria degli Stooges e degli MC5 col tiro al fulmicotone dei Ramones.
Wayne Coyne dei Flaming Lips li ha definiti "un'istituzione americana", e anche se credo che difficilmente li vedremo mai nella R'n'R HoF, andare a pescare uno dei loro album dei '90, come il fantastico "A Little Sex and Death" del '97 (uscito per la Crypt, dopo avere lavorato a lungo per la Sympathy - che vale, come dire, per "un nome una garanzia") che ci regala pezzi impossibili da ascoltare senza lasciarsi freneticamente andare, posseduti dalla follia della più pura rochenrol addiction, fatta di chitarre massacrate, garage sixty e primo punk, mi sembra semplicemente doveroso. Piazzato a metà di una triade - "Ragged Soul" è del 1995 e "Rank Outsider" finisce in bellezza il secolo nel 1999 - che li ha visti riconfermarsi al massimo della forma dopo le uscite magistrali degli ottanta (e prima di calmarsi un po' in quelle più malinconiche e blueseggianti del nuovo secolo), "A Little Sex..." annovera pezzi di altissima fattura punkeggiante come la stupenda apertura di "Here Comes Trouble", la title track stessa e la mostruosa "Montana", senza dimenticare piccole meraviglie come "Bad News", "Sweet Thing", "Name Droppin' Son of a Bitch": ascoltatevelo tutto col volume a palla, sentite l'energia che vi piomba addosso come un carrarmato punk e godetevela come dei pazzi! Ah sì, fatelo a casa: guidando potrebbe essere pericoloso!
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