Senza dubbio esistono dischi che sono "oggettivamente" dei capolavori assoluti, dischi la cui bellezza probabilmente brilla sempre e comunque, in ogni possibile sfaccettatura della realtà. Quelli sono dischi che potremmo definire universali e Semplicemente Perfetti. Ci sono poi altri dischi che magari non sono pietre miliari della musica, ma che tuttavia brillano in un modo molto particolare e personale. Sono quei dischi che vivono placidamente dentro nicchie nascoste, che hanno bisogno di quel particolare ambiente e della luce giusta, e che si legano solo a quei precisi ricordi. Sono quegli insiemi particolari di note che ognuno di noi ha dentro e che sono quindi nostra parte integrante, e che di conseguenza possiamo definire ugualmente "semplicemente perfetti". Ora probabilmente starete annuendo, con un sorriso sulla faccia e con i vostri dischi semplicemente perfetti che vi stanno fluttuando nella testa. Ma perchè, mi chiedo, abbiamo dei dischi che ci appaiono semplicemente perfetti? La risposta non è semplice: quella che io posso dare è questa: forse perchè per noi e la nostra anima quei dischi risultano Perfettamente Semplici.
E allora, se da una parte abbiamo Lennon e McCartney, gli Zeppelin, i Pink Floyd o Bob Dylan, dall'altra potremmo scorgere ad esempio gente come i Tortoise, i Bark Psychosis, l'ultimo Battisti o Nick Drake. Oppure gente come Stephin Merritt e i Magnetic Fields. Dunque, quando parliamo del buon Merritt stiamo citando forse uno delle più grandi "menti melodiche" degli ultimi anni. Il pop diventa pennellata semplice e fugace, ma allo stesso tempo ardita ed elegante. Semplicemente perfetta e perfettamente semplice, appunto. Soprattutto in questo lavoro targato 1994: sentite il brano d'apertura "Lonely Highway" e capirete facilmente tutto; potrebbe essere uno dei brani pop per eccellenza di sempre... Parliamo dei "profumi": questo lavoro odora di strade. Strade deserte e solitarie che collegano paesini sperduti o città piene di gente. Con il sole che sta tramontando. Oppure chi lo sa, magari è piena notte: il cielo è scuro e stellato e ci sono solo le brillanti striscie stradali a tenerci compagnia. Forse siamo nelle sperdute ed enormi strade degli Stati Uniti dell'ovest , forse su i vecchi treni a vapore del Tennesse, forse in qualunque parte del mondo. E ci stiamo muovendo, stiamo rotolando sulla strada, magari siamo stanchi, e melodie semplici ma indispensabili ci accompagnano. Merritt sfodera qui un gustoso pop tinto di atmosfere country, folk e western, con arrangiamenti anche molto essenziali e stringati, ma decisamente perfetti. Si sentono il banjo e le delicate percussioni elettroniche, i flauti e le sottili chitarre. Praticamente un telaio magico su cui poggiano dieci pezzi uno più bello e intrigante dell'altro, complice una voce calda e magnetica che sta tra Donovan e Cash. Gli spunti melodici sono grandiosi e i ritornelli davvero memorabili, la musica è a tratti dolce e a tratti travolgente. Si passa allora dalle ipnotiche e suggestive "I have the moon" e "Born on a train" alle leggere ballate "Crown of Drifters" e "Two characters in search of a country song", che profumano d'altri tempi. Si va poi dalle atmosfere country e polverose di "Fear of trains" e "Sunset city" a capolavori assoluti quali "Lonely highway", "When the open road is closing in" e la strumentale "Dust bowl". Il disco si chiude proprio con questo brano: Immagina una leggera sfera di polvere che rotola solitaria lungo una strada sperduta. Non fa rumore, ma si muove con una vitale e misteriosa melodia, un pò forse quella che permea tutto il disco. Un disco che non ho approfondito eccessivamente dal punto di vista strettamente musicale, perchè lascio a voi l'opportunità di scoprire tutti i voli melodici che lo compongono. Lasciate che anche questo diventi per voi un disco semplicemente perfetto, bastano un paio d'ascolti. E' tutto vostro...
"Il fascino della striscia stradale... "
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