Chi ha inventato il prog ?

Nessuno può rispondere con certezza, dal momento l'evoluzione del rock non avviene quasi mai improvvisamente ma per mezzo di un lento muoversi di tendenze e idee che coinvolge migliaia di band e artisti. La domanda quindi non ha molto senso.

Certo è che se si dovessero scegliere quali sono i cinque gruppi che più di altri hanno fatto in modo che il rock progressivo diventasse quello che è diventato, i Nice sarebbero tra i primi ad essere menzionati. Questo complessino, durato la bellezza di tre anni, era capitanato nientemeno che dal Signor Emerson, un ragazzotto che suonava il piano benissimo, ma tirandosela un casino. Un ottimo esempio di cosa combinasse questo ragazzotto prima di fondare gli Emerson Lake & Palmer ci viene dato appunto da "Ars Long Vita Brevis". Disco innovativo, ma non inascoltabile, e da inizio a quella commistione di classicismi, psichedelia e jazz che andrà a formare il genere musicale che a noi tutti piace un casino.

"Daddy, Where I Come From?" apre il disco con un giro di pianoforte che in meno di un minuto sfuma in un dissonante pattern di basso e organo, sostenuto da una batteria in due-quarti. Poi un gridge quasi naif re-introduce al tema di partenza, che chiude la canzone. "Little Arabella" è uno stupendo pezzo dove il basso scandisce in battere un giro armonico semplice ma non scontato, l'organo e il pianoforte svolazzano con grazia, e la voce segue una melodia umile ma a suo modo fantastica. Il mio brano preferito dell'intero album. E poi c'è "Happy Freuds", brano sorprendente con alcune armonie inusuali. Direi che Koji Kondo aveva in mente l'inizio di questa canzone quando ha composto la colonna sonora di Super Mario. Nell'"Intermezzo From The Karelia Suite" i Nice ripropongono Sibelius in chiave rock, e sebbene l'ascoltatore puramente classical-oriented si lascerebbe probabilmente rapire con trasporto dai conati di indignazione, devo dire che come esperimento funziona. Anche in questo caso il tema principale viene spezzato in due da una digressione psichedelico-dissonante. Il "Prelude" è un brano dove batteria e basso sono praticamente solo un pretesto per i virtuosismi organistici di Emerson, tutto sommato riusciti.

La seconda metà del disco è leggermente meno piacevole della prima. La lunga title track, infatti, dissipa alcune buone idee in alcune divagazioni prive di una struttura ben precisa. Non che sia spiacevole da ascoltare, ma trovo che le idee e le innovazioni che propone non aggiungano, tutto sommato, nulla di particolarmente interessante a ciò che era stato detto, senza rinunciare a orechiabilità e ironia, nelle prime canzoni. Eccezion fatta per il terzo movimento, brano con influenze bachiane al limite della decenza, ma terribilmente piacevole da ascoltare, sia nei momenti classicheggianti, sia in quelli più psichedelici e rockeggianti.

Insomma, fate un po' voi.

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