First Contact 001 è l'album d'esordio di The Opus, ovvero Isle Of Weight e Mr. Echoes, due producer abbastanza noti nell'underground rap per i loro sperimentalismi e la loro musica astratta, che avevamo già pregustato con il precedente EP 000. Uscito per la Ozone nel 2002, First Contact 001 prosegue il discorso precedentemente intrapreso da artisti come Company Flow, Antipop Consortium e Cannibal Ox, contribuendo a quella evoluzione del genere che capolavori come Funcrusher Plus e The Cold Vein avevano segnato.

13 tracce fulminanti, zero interludi o momenti di sosta, questa è la ricetta di First Contact 001, un concept-album che, fin dalla eterea copertina (che fa molto Isis :D), sembra essere avanti anni luce rispetto a tutte le uscite rap (e non solo) contemporanee.
Si parte con l'iniziale "Mission", in cui intrecci di sample vocali e cantati lirici sembrano quasi ricordare la missione da compiere, andare oltre, per poi incontrare pezzi straordinari come la title track, dove su una base apocalittica risplendono le rime di Lord 360, Murs e ISelfDivine, il bellissimo singolo "Take Me To The Basement", dalle sonorità spaziali e forte del featuring del geniale Aesop Rock, la dura e cupa "Live" con Lumba, oppure "River", dove l'inespettata inquietudine del ritornello e dei suoi archi si fonde alla perfezione con le rime di Slug ed il resto del tappeto sonoro creato da The Opus. Tuttavia, è in tracce strumentali come "Mind Surfas", "Luna Landing", dalle sonorità trip hop, la cruda "Fallen" o la lunga e quasi "psichedelica" "I Come In Peace", forse il vero capolavoro del disco, che le capacità dei nostri nel creare incredibili caleidoscopi di suoni risaltano appieno. La bellissima "Guide From The Other Side" conclude il percorso di approdo ad una nuova ed oscura dimensione, che soltanto i nostri sembrano poter conoscere ed esplorare.

Nonostante ciò, pur rimanendo First Contact 001 un grandissimo disco, non sembra ripetersi quell'alchimia perfetta che aveva dato così tanti consensi a Company Flow o Cannibal Ox per i loro rispettivi album d'esordio. Certo, è inutile demoralizzarsi più di tanto, il lavoro di The Opus si colloca soltanto un gradino più in basso e resta straconsigliato a tutti coloro che non abbiano paura di spingersi oltre, ascoltare suoni differenti e provare nuove emozioni. Missione quasi compiuta.

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