Il 20 Luglio 1969 I Pentangle erano di scena a Newport (Rhode Island) al Folk and Blue's festival. Avevano appena pubblicato il loro secondo album “Basket of Light” e dovevano farlo conoscere al pubblico americano.

Ma questo non è certo l'avvenimento più importante di quella giornata. Infatti se il 20 Luglio 1969 viene ricordato nei libri di Storia non è certamente per le gesta di questi 5 musicisti ma per quelle ben più importanti ai fini del progresso dell'umanità di due astronauti statunitensi: Neil Armstrong ed Edwin Eugene Aldrin Jr. (“Buzz” per gli amici) cioè i primi due uomini a mettere piede sulla luna. Tutto il mondo seguì l'allunaggio in TV. Tutto il mondo tranne i Pentangle e il pubblico di Newport ovviamente.

I Pentangle erano già conosciuti in Inghilterra dai primi anni sessanta oltre che come gruppo, per i concerti e gli album solisti dei singoli elementi. Parteciparono a quella sorta di new wave del folk britannico che contava fra i suoi alfieri anche Fairport Convention e Nick Drake. Il suono dei Pentangle era un concentrato di elementi diversi: l'alchimia chitarristica di Bert Jansch e John Renbourn, che si scambiavano i ruoli di lead e di accompagnamento; il carisma vocale di Jacqui Mc Shee, a suo agio sia nei tradizionali britannici che nei blues del delta; una sezione ritmica jazz composta da Danny Thompson (contrabbasso) e Terry Cox (batteria) capace di dare Swing anche a composizioni concepite secoli addietro.
E quel 20 Luglio 1969 furono in molti a preferire il tuffo nel passato dei Pentangle al grande salto nel futuro di Armstrong e Aldrin (ricordate? “Questo è un piccolo passo per un uomo, etc...”).

Le prime note che i newportesi udirono quella sera furono quelle del tema di “Light Flight”: Introduzione di tutti gli strumenti, ripetitizione del tema del solo contrabbasso e la miracolosa voce di Jacqui. Qui si canta della voglia dei giovani di quella generazione di trovare un luogo dove vivere diversamente dai loro padri. E fin qui tutto bene, ma quando i cinque arrivarono a quel punto della canzone in cui si passa dal 7/8 al 6/4, successe il finimondo.
Uno degli organizzatori del concerto, pensando di fare cosa gradita, salì sul palco e interruppe la musica: prese in mano il microfono e urlò: “L'EAGLE, È ATTERRATO SULLA LUNA, LA MISSIONE APOLLO 11 È UN SUCCESSO!!!”. La reazione fu sconcertante. Ci fù prima un breve silenzio e qualche “Urrà” isolato, ma poi un boato di fischi e di “BOOOO” sommerse l'incauto speaker. I musicisti si guardarono in faccia e fecero segno al tipo di togliersi dai piedi. Poi ripresero “Light Flight” da dov'era stata interrotta. Il pubblico ridivenne mansueto e attento. Mai episodio epocale fu recepito con tanto scontento...

Jacqui Mc Shee a molti anni di distanza, ci spiega che A molti l'atterraggio sulla luna non parve una cosa nuova. A molti a quei tempi pareva di vivere sulla luna ogni giorno dell'anno. . . E i Pentangle, capito di che pasta era il pubblico, eseguirono un canto dal sapore medievale dal titolo “Once I had a sweetheart”, traccia numero due del disco. Qui si racconta di una donna che ha appena perduto l'amore. Lo si fa in maniera solenne e dolorosa com'è giusto che sia, con una melodia tetra e nebulosa ma a tratti giocosa. È il glockenspiel suonato da Cox a stemperare il pathos della Mc Shee. Il pubblico gradì non poco...
Lasciate le nebbie di “Once I had a Sweetheart” i Pentangle si lanciarono in uno dei brani più solari di “Basket of light” : “Springtime Promises” scritto da Jansch durante un viaggio in autobus in un bel giorno di primavera. Una sorta di “Chi vuol essere lieto sia...” cui Jansch presta la sua voce pastosa e grossa da scozzese rude ma gentile. Il pubblico ringraziò sentitamente.

Passata la primavera i cinque si tuffarono di nuovo nel passato con un brano grave cantato dalla Mc Shee in inglese antico, “Lyke-wake Dyrge” che col suo incedere da processione tratta del destino dell'anima dopo la morte. E parrà strano, ma neppure di fronte a questo tema funereo l'attenzione del pubblico americano si attenuò. Fra l'altro: ma vuoi vedere che ciò che si pensa degli americani, cioè che siano più attenti alle cose materiali che a quelle spirituali, è una balla solenne? Cionondimeno il gruppo volle ripagare tanta attenzione con un nuovo brano veloce ma aggraziato: ”Train Song” che vede la Mc Shee impegnata nel suo “Pa – Pa Dua, Pa – Pa Dua” che dona una dolce, estatica frenesia ai versi cantati da Jansch.
Poi venne la volta di “Hunting song”, un “Rock and Roll trecentesco” e il trittico “Sally go round the roses”, “The Cuckoo” e “House Carpenter” che concluse l'esibizione. A quel punto il pubblico, finalmente libero dalla tensione accumulata, potè tributare il più sentito e grato degli applausi. E sulle labbra della Mc Shee apparve il primo timido sorriso.

Alcune ore dopo i cinque Pentangle si radunarono davanti alla TV che trasmetteva immagini provenienti da ogni parte del mondo: scene di giubilo si mischiavano alle immagini di Armstrong e Aldrin sul mare della tranquillità, nei pressi della bandiera americana. In ogni dove genti di ogni etnia ed estrazione festeggiavano l'allunaggio. La Mc Shee oggi ci spiega che “Fu molto eccitante, devo dire. Finalmente c'eravamo arrivati... Ma poi notammo Big Mama Thornton e Muddy Waters (anch'essi invitati al festival, ndr) che parlavano in “Jive” . Non capivamo nulla di quel che dicevano ma quei due catturarono la nostra attenzione... Capirai eravamo a pochi metri dai miei eroi d'infanzia...

Ecco che di nuovo lo sbarco sulla luna passa in secondo piano rispetto alla musica. E con esso il futuro rispetto al passato. E ci si potrebbe chiedere: a tanto arriva la forza della musica? Può una concentrazione organizzata di suoni distrarre persone intelligenti da fenomeni così grandi, così epocali? E ancora: non sarà che i Pentangle e la gente di Newport, avevano capito in anticipo ciò che qualcuno oggi sostiene e cioè che l'allunaggio fu solo una bufala

L'umile recensore da ai suoi pochi lettori facoltà di pensare ciò che essi vogliono, senza esprimere alcuna opinione...

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