Entro in un sordido cesso di locale, pullulante di anime perdute fasciate da involucri sadomaso di pelle nera e di brutali cavalli da corsa, grottescamente eccitati da letali mix di whiskey alla torba, acqua dello Shannon e pagine di Swift macerate con cura.
Appena depongo il piede al di là dell'uscio una manciata di fango torbido mi violenta l'occhio destro, lanciata da un tizio sdentato, ingiurioso ed ovviamente fradicio di Guinness. Sette altri eretici innalzano suonando la voce sgraziata dello sciagurato, bestemmiando allegramente contro una normale sepoltura e preferendone una nelle paludi. Immagini di donne defunte che si pettinano sui muraglioni delle coste combattono con epiche fisarmoniche mentre cadaveri di capitani dalla sessualità incerta stanno aggrappati alla schiena del folle che biascica sul palco di assi. Un predicatore irrompe minacciando punizioni contro gli astanti, giusto in tempo per puntare due sterline su Bottle of Smoke, dato venti fottute cinque a uno e beccarsi un boccale vuoto dritto nell'orecchio destro. Cazzo, dice. Cazzo, dico, l'atmosfera è birrosa, certamente alcolica, addirittura ebbra.
Mentre cogito, l'evanescente spettro di Kirsty MacColl, che pensavo morta da anni mi si avvicina sorridendo. Deglutisco e mi dico, ma che c'è di male a provarci con un così grazioso essere incorporeo?Non faccio in tempo ad offrirle una Kilkenny che eterea sale sulle assi e inizia a cantare con lo sdentato poeta un'elegia pianistica a proposito di un qualche dolce Natale condito da ricordi di beoni infreddoliti e da vari sei un sacco di feccia, una checca, una puttana morente. Le successive blasfemità vomitate dagli otto mi sfiorano appena perchè sono occupato a pestare un sergente reclutatore che tamburellando sul suo rullante mi propone di entrare in un qualche esercito tribale, mentre al contempo osservo una graziosa fanciulla che sussurra qualcosa allo sdentato MacGowan che risponde sogghignando lascivo e augurandole di poter essere portata via di notte dagli angeli e non da quei piccoli fantasmini rompicoglioni che allungano le mani.

Mi viene offerta l'ennesima Ale della serata, proprio quando MacGowan tenta di far addormentare quel bruto del suo nipotino, ma dal momento che la fiaba narra, irruenta e impressionante, di spettri abitatori di cerchi d'alberi che faranno venire coliche, crampi ed altri ameni sintomi fisici agli sventurati che si imbatteranno in loro, il marmocchio non vuole saperne di cadere tra le braccia di Morfeo e si dirige verso di me. Sapete, odio i bambini. Appena mi è a portata di mano, strizzo l'occhio a MacGowan e scaravento il marmocchio nella botte di sidro. E' la fine.
Dio decide di punire i pagani che si sono riuniti in quella bettola, ricombina cetra, mandolino, tin whistle, banjo e lo stesso sdentato aedo in un mostruoso profeta macilento che glorioso incespica verso gli spettri che popolano la stanza, verso le prostitute, i cavalli da corsa, gli scommettitori, gli zombie drogati ed il bambino ad alta gradazione alcolica. Ma ecco che la procace ostessa irrora, sacrilega, sia Dio che il suo profeta di idromele. E' la fine, mi dico, brucerò all'inferno con Burzum, quando sarà cadavere. No, un momento, mi dico, non è la fine, quando vedo Dio che danza sorridente una folle giga abbracciato a KirstyMacColl ed il suo profeta che, ebbro, suona il dulcimer con i denti.

Stordito, esco nella fredda notte: nulla avrà più la stessa grigia gradazione di colore, penso, mentre saluto Aqualung disteso sulla sua panchina appena riverniciata.

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