Il graduale allontanamento dei Pogues dalla sonorità folk irish per arrivare ad una forma-canzone differente, viene nel bene o nel male imputato a Peace And Love del 1989.

Gridlock ad esempio è un jazz frenetico che apre le danze, ma alcune tracce tratte da questo disco rischiano -secondo le mie orecchie- di essere le vere perle compositive che brillano maggiormente nell’universo della band.

Si tratta senza dubbio di Lorelei (scritta e interpretata dallo scomparso Phil Chevron) e Tombstone (scritta e interpretata da Jim Finer). La prima, che vede la collaborazione di Kirsty McColl ai cori, è un imponente ballad con il protagonista a struggersi alla ricerca della Lorelei scomparsa. La proposta di Finer (che al secondo posto dopo al mastro MacGowan è sempre stato il membro più prolifico a livello compositivo) delinea la profondità della notte tra suggestivi paesaggi che sono ricoperti da tristezza e desolazione

gli alberi sono spogli come scheletri

mentre ripete a se stesso che rivedrà la sua terra all’arrivo dell’alba.

Shane dal canto suo si mostra pacatamente in Down All The Days e inserisce una poco sobria dedica al produttore Steve Lillywhite in Cotton Fields. I pezzi aggiunti nella versione rimasterizzata vedono gli Stati Uniti attaccati in maniera (ovviamente) politically incorrect in Everyman Is A King e una cover di Honky Tonk Women degli Stones.

Le circostanze ben note, soprattutto legate alla salute psicofisica e alla decadenza sempre più profonda del leader, spinsero gli altri componenti a fare del proprio meglio affinchè il lavoro acquistasse quanta più originalità possibile.

L’eterogeneità di Peace And Love non evitò comunque l’inizio di una fase discendente per i rapporti all’interno della band.

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