"Questa recensione parla di un gruppo che fa musica punk e quindi questa recensione fa schifo..."
E' noto che il cantante e bassista dei Police denigrasse fortemente il nascente genere musicale nella Londra della seconda metà degli anni '70, eppure è noto anche quanto a quel genere il gruppo sia debitore. E' vero che già dal secondo album le tracce di punk si fanno sempre più sporadiche (No Time This Time?... Forse). Ma basta ascoltare il CD 2 di "The Police - Live" (registrazione dal vivo del 1979) e ci si rende subito conto di quanto fosse punk questo gruppo. Nel CD 1 dello stesso album (registrato durante il tour "Synchronicity") sembra di ascoltare un'altra band.
Sicuramente i Police che piacciono al mondo intero, "quelli che sanno suonare", con tanto di coriste di supporto, Summers che si concede assoli di tastiere, Sting al contrabbasso. Così ci avevano lasciato. In questa reunion la band ritorna alla sua formazione essenziale e la prima impressionante scoperta è che il trio da solo non fa rimpiangere l'assenza di musicisti aggiunti. Ma procediamo con ordine. Non celo la mia forte curiosità durante l'attesa prima del concerto (risparmierò naturalmente tutte le menate sull'emozione provata, l'attesa dello spettacolo e altre sviolinate come "I Police sono uno dei miei gruppi preferiti"... però, mi sa che in questo modo lo sto facendo comunque...).
Il palco presenta un impianto scenico di forte impatto: quadri mobili, lampioni multicromati, tre schermi dietro ai musicisti e due ai lati. Insomma, un palco degno di un concerto da stadio. (Una nota negativa: la qualità audio dei bassi sulla colonna di casse posizionato a sinistra non era ottimale.)
Alle 21.30 i Police sono sul palco ed è subito Message in a Bottle. Lo stadio è in delirio. L'esecuzione impeccabile. Synchronicity II e Walking on the moon sono gli altri due brani che compongono il terzetto d'apertura. Ed è raro assistere ad un concerto che può permettersi di bruciare a inizio scaletta tre pezzi del genere. Walking on the Moon in particolare è straordinaria, Copeland si concede le sue improvvisazioni che hanno reso celebre la canzone. Voices in My Head e The World Is Running Down vengono eseguite in medeley, il cambio di velocità è una scarica di adrenalina. Don't stand so close to me si accosta alla versione del 1986, più rallentata e meno "quadrata". Seguono Driven To Tears e la bellissima Truth Hits Everybody. I Police non si fermano mai e Hole In My Life si trasforma in Hit The Road Jack.
Con Every Little Thing She Does Is Magic comincia una serie impressionanti di classici. Wrapped Around My Fingers con Copeland altalenante tra percussioni e batteria è da brividi. Poi i 65.000 spettatori seguono Sting nel ritornello di De Do Do Do De Da Da Da e viene quasi da ridere. La splendida Invisible Sun, accompagnata da immagini piuttosto forti di denuncia, non fa rimpiangere per nulla la mancanza dei sintetizzatori. Summers riesce a edificare un tappeto sonoro sempre denso e saturo. E ancora Summers, in Walking In Your Footsteps striscia le corde della chistarra sull'asta del suo microfono facendole gridare in un dialogo con il cantato di Sting. Can't Stand Losing You: nessuno riesce a star fermo. E poi Roxanne che ricorda, nella parte centrale, la versione che Sting presenta dal vivo nei suoi ultimi tour. Magico il ritornello finale in accelerazione quando tutte le luci rosse che incendiavano lo stadio esplodono in un bianco scintillante.
Una pausa, e poi di nuovo Copeland alle percussioni. E' King Of Pain altro brano che ha bisogno di poche presentazioni. Così come So Lonely che regala un reprise del ritornello carico di energia. Paradossalmente, Every Breath You take è stato il brano meno convincente, ma forse è stata solo una mia soggettiva impressione. Infine Next To You, il primo brano del primo album. E con questa, il gruppo sembra voler riportarci agli inizi con un vibrante finale in accelerazione e sonorità quasi punk. Tutto fino all'esplosivo finale in cui non importa nemmeno l'accordo o l'andare insieme a tempo (è punk), ma importa invece solo una cosa: fare un gran casino.
Un'ultima breve digressione. Dopo aver proseguito carriere soliste di un discontinuo livello (Sting in particolare si è proprio abbandonato alla mediocrità in almeno un paio di album che poteva benissimo evitare) i 3 si riuniscono per affollare gli stadi di tutto il mondo in un tour globale che segna sold-out ovunque. I più dicono che è per i soldi. E anche io, defo confessare, la penso così, ma non vedo proprio come biasimarli. Le voci parlano di un guadagno pari a 50 milioni di euro a testa: non vedo come si potrebbe rifiutare un proposta del genere. Ma io non credo comunque sia questa l'unica motivazione. Perchè io ero lì a vederli suonare, e ho visto come si sono divertiti a suonare insieme. Il clima sul palco era davvero trascinante, i 23 anni di pausa della band sembravano essere svaniti. Sting che guarda Summers in assolo sorridendo, Copeland che salta come un bambino tra le sue due imponenti batterie, e ancora Summers che riinvita sul palco i due compagni per un secondo ultimo bis giocando quasi come fosse un piccolo teatrino...
Ma sì... concedetmi, strillando, solo un'ultima menata: i Police sono davvero un gruppo straordinario!!!
Carico i commenti... con calma
Altre recensioni
Di Frost
Copeland: lo Stanley Kubrick del drum set.
Questo concerto non si poteva perdere, bene lo sanno gli organizzatori che vendono i biglietti a 100 euro.