Non c'è bisogno di scrivere molte parole per Fred Cole e Toody Conner: sono di quelli che il rock'n'roll ce lo hanno dentro, inestirpabile.

Quando non ha nemmeno dieci anni, una banda di spostati arriva nel paese di Fred con un furgoncino rosso; aprono il portellone, scaricano amplificatori, basso, batteria, chitarra e microfoni ed attaccano una baraonda infernale; dopo mezz'ora ricaricano tutta la strumentazione sul furgoncino rosso e svaniscono nel nulla.

«Quando vidi questi tizi, capii quello che volevo fare nella mia vita».

Ventenne, Fred mette in piedi un gruppo di sbandati: si chiamano Weeds e vivono di espedienti innocui.

«Non avevamo soldi per il gas e neanche per il cibo, così, facevamo irruzione nelle fattorie per rubare le cipolle da mangiare. Siamo rimasti senza benzina a Portland nell’Oregon, abbiamo chiesto a una ragazza se c’era un posto dove potevamo suonare in zona e lei ci ha indicato un club chiamato The Folk Singer, Toody lavorava proprio lì.».

Tra Toody e Fred è il più banale dei colpi di fulmine e se qualcuno si chiede quale ne sia la formula, le parole di Toody sono significative.

«Fred aveva sentito dire che c’era un vecchia pressa per vinili nel seminterrato della stazione radio KISN di Portland, pare la stessa con cui era stato tagliato il primo acetato di “Louie, Louie”. Provò per diversi mesi a convincerli a fargliela vedere per comprarla, ma niente da fare. Alla radio non ne volevano sapere di perdere tempo a cercare tra le scatole e il casino della paccottiglia accumulatasi da anni nel seminterrato. Quindi, persa ogni speranza, alla fine aveva rinunciato. Circa un mese dopo, in agosto, mi sono messa in contatto con loro e mi hanno aperto le porte senza problemi. Suppongo che ci sia voluto il tocco di una donna o fui semplicemente fortunata a beccarli in un momento tranquillo, ad ogni modo, la presi e gli feci una sorpresa per il suo compleanno, la portammo nella camera da letto e da allora è sempre stata li con noi.».

Fred, Toody e la pressa per vinili.

Intanto i Weeds, da Portland arrivano a Los Angeles, entrano in contatto con Tom Hudson, manager dei Seeds, che li ingaggia per una seduta: registrano due brani, uno si intitola «You Must Be a Witch» e precorre il garage-punk.

I Weeds però finiscono qui: Hudson, temendo la confusione tra Weeds e Seeds, di sua iniziativa muta la ragione sociale del gruppo in The Lollipop Shoppe. Fred non la prende bene e medita vendetta: durante il tour di supporto ai Doors, in albergo Fred e compagni ordinano da bere per 300 dollari in due giorni.

«Era il 1968, e una bevuta costava un dollaro, credo che bevemmo abbastanza. L’unica volta che ho preso un acido non è che mi abbia fatto fare chissà quale viaggi. Perché usare droghe illegali, quando posso dedicarmi legalmente al Jack Daniel’s Old No.5?».

E qui finiscono i Lollipop Shoppe.

A partire dai primi anni Settanta, Fred da vita ad una serie di gruppi, tutti accomunati dalla passione irrefrenabile per il rock'n'roll: gli Zipper, i King Bee e i Rats.

Nei Rats suona per la prima volta anche Toody.

«Perché “The Rats”? Semplice, secondo lo zodiaco cinese, siamo nati tutti negli anni del Topo, quindi siamo tutti Rats.».

Tra il 1979 e il 1983 i Rats incidono tre album – l'omonimo esordio, «Intermittent Signals» e «In a Desperate Red» – tanto grezzi quanto appassionanti, tra punk, new wave e pop, con puro ed encomiabile spirito do-it-yourself.

Ma i tempi correnti sono quelli che sono e Fred decide di concedersi una pausa.

«Ero disgustato da ciò che il punk era diventato, dalla gente che diceva “Ehi amico, sai, possiamo suonare più veloce, odiamo tutti, nessun futuro, blah, blah”. Decisi di mettere in piedi una band di cowboys che suonavano musica western e folk.».

Ed infine sono i Dead Moon

«Dopo aver visto quella enorme luna rossa nel desrto del Nevada, pensai che quello dovesse essere il nome del gruppo, però decisi di cambiare Red Moon in Dead Moon perché suonava meglio, un nome di due parole di quattro lettere l’una.».

Più ancora che i Lollipop Shoppe, se esiste un rumoroso e radicato culto di Fred Cole, i Dead Moon ne sono le fondamenta.

Se i Rats sono figli del punk, Dead Moon è la riesumazione delle tradizioni più scure del rock'n'roll americano, decine di album che testimoniano la devozione incorruttibile al suono senza il quale nessun post o alt sarebbe oggi nemmeno concepibile, i giorni eroici delle sessioni di Elvis Presley alla Sun e quelli di Willie Dixon alla Chess, lungo il tragitto che dai Sonics conduce ai Cramps. Inutile citare un album, influenze o punti di riferimento, c'è solo da iniziare e poi non fermarsi fino alla fine, perché i Dead Moon sono semplicemente i Dead Moon e lo sono stati senza alcun cedimento né compromesso per vent'anni.

«Dopo vent'anni, i Dead Moon hanno deciso di ritirarsi. È stato un viaggio bellissimo che resterà per sempre nei nostri cuori e nelle nostre menti. Tutte le persone che ci hanno aiutato in tutti questi anni sono come un grande famiglia, un tesoro. Sono contento perché quello che abbiamo fatto col gruppo è stato anche un esempio e una speranza per molta gente, la candela non si spegne, sta ancora bruciando.».

Oggi Fred avrebbe compiuto 71 anni, se non fosse che il cancro lo uccise quasi due anni fa, e questa paginetta camuffata da recensione è solo un pretesto per raccontare per sommi capi la sua storia e, magari, contribuire a farlo conoscere a qualcuno in più in questo consesso; anche se non mancano fortunatamente contributi di ben altro valore, dai Pearl Jam fino a Toody che mantiene in vita la pressa per vinili e il negozio di chitarre messo su quasi cinquant'anni fa.

«È stato semplicemente magico vedere lavorare i primi tempi mio padre al negozio. Una delle cose che ricordo di più del negozio di musica è la scena di mio padre che dice alla gente “Prova qualcosa, fai da solo, collegati all’ampli, suona la batteria!” Le persone non riuscivano a crederci, lo guardavano di sbieco, dicendo: “Veramente? Posso toccare gli strumenti? Posso suonare alla batteria? Wow!” Nessun altro in città permetteva loro di farlo. Tanti ragazzini della mia età hanno comprato da Fred le loro prime chitarre, hanno imparato accordi, si sono confrontati con lui e la sua genuina passione ed esperienza. Spesso accadeva anche che Fred riparasse gratuitamente gli strumenti ai ragazzini senza soldi. Per loro Fred era diventato un mito, lo amavano, adoravano il fatto che indossasse sempre gli stessi vestiti e mangiasse un cheeseburger mentre parlava.».

Allora sì che la candela brucia ancora.

Elenco e tracce

01   Its Too Late (02:35)

02   Secrets (02:08)

03   DC-10 (03:48)

04   Sacrifice (03:53)

05   Gotta Get Away (02:17)

06   Flash Dogs (03:32)

07   Rat Race (02:05)

08   Teenagers (01:12)

09   Tactics Plan (02:10)

10   I Can Never Go Back (02:05)

11   Social Indigestion (02:12)

12   19783 (01:35)

13   World War III (02:13)

14   Until It Rains (02:34)

15   Panic on 39th (01:47)

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