Il baccanale rumor bianco della swinging London che ha un amplesso con la visceralità ritmica e i "colori" dell'R n'b nero: il risultato virtualmente perfetto può essere questo "The Rolling Stones Now". Trattasi di una raccolta, risalente al '65 e destinata al mercato d'oltre oceano, come comune al periodo. Il fatto è negativo perchè questa, delle due, è indubbiamente la più succosa e interessante.

Basta osservare la copertina in bianco e nero, quei signori molto poco patinati che -pare certo-stanno per giocare col fuoco. Now!- ed è ritmo, colore, visceralità abrasiva e danza oltraggiosa dell'umanità più istintiva sulle etichette, sull'inutilità del contegno e della buona educazione nell'espressione virilmente spirituale; musica fatta per gli organi sessuali, ma che infetta anche la ragione, che non tardera a gettare benvolentieri la spugna... Now!- è subito, è veloce, ma è anche lo specchio sull'anima, sporca in tutta la sua ineffabile profondità, di queste immortali (in tutti i sensi) leggende di quella musica che sostanza prima di tutto.

Si ripropongono i classici, li si mischiano sfacciatamente ai brani della coppia Jagger/Richard, sotto la supervisione e il raffinato apporto di Brian Jones negli arrangiamenti. "down home girl" "heart of stone" sono canzoni al contempo inutili (per un discorso meramente continuativo) e indispensabili, in cui ognuna contiene i presupposti della successiva, per quella che è un po' la meraviglia del periodo d'oro delle pietre rotolanti.

Il gruppo di fatto raccoglie l'eredità di Chuck Berry ("you can't catch me") Willie Dixon ("little red rooster") e di quel mondo di disinibizione che tanto spaventava i benpensanti, la rivincita del blues rock vestito di bianco. Una miscela pericolosa di sovversiva energia e accessibilità a ogni livello, come oggi non se ne vedono più. I riff sporchi e polverosi di richard, le percussioni viscerali di quel mostro di Watts, le urla graffianti di Jagger. C'è tutto quello che si può chieder loro, con il sospetto è che sia il Rock in persona (e in sfavillante e peccaminosa forma) a suonare loro, non il contrario. Tale sfacciata determinazione e un tale affiatamento non si avvertono in tale quantità per un gruppo tanto giovane, quali erano gli Stones in quel periodo. E l'odore di tabacco, parquet e adrenalina che esce copiosamente dai solchi, incontenibile.

Impossibile tenere fermo il piede (provateci), qui c'è ritmo, qui c'è l'inizio e la fine di tutto (persino reminescenze di chitarrismi baccanali comuni a tanti ensemble sperimentali). Una perla di anacronistica bellezza, che corona la prima fase del gruppo con una febbricitante dimostrazione di vitalità.

E soprattutto, ora che il sacro fuoco del Rock n' Roll non ama più concedersi come una volta, perchè non godersi il frutto della sua storia d'amore più intensa e duratura?

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