1983, alba della decade di plastica non ancora del tutto manifesta.

"Undercover" è il titolo scelto per riempire una domenica di caldo torrido nell'Alto Monferrato, non so perchè fra tutto quello che si poteva scegliere ho deciso proprio di mettere sul piatto un lavoro bistrattato e dai più dimenticato dei Rolling Stones ma fra un "Tatoo You" troppo inflazionato e "Back In Black" degli Ac/Dc ho scelto solchi meno battuti dalla puntina. "Undercover" è un disco pubblicato alle soglie del successo strabordante di MTV e dei suoi maledetti videoclip ammazza musica, gli Stones seguono le mode soprattutto guidati dal super contabile abile a far soldi e tessere relazioni Mick Jagger. Keith Richards è ormai disintossicato e piano piano inizia a lamentarsi della strada presa dal gruppo troppo incline a strizzare l'occhiolino alle mode passeggere contemporanee, in più Jagger tiene nascosta la volontà di pubblicare lavori solisti e i due iniziano a essere ai ferri corti. Ecco che il prodotto finale è un tira e molla fra reggae, funk e blues rock tutto troppo veloce e senza mordente ma che con classe riesce a tappare preoccupanti vuoti creativi e stanca ripetitività. Qualche percussione in più, una sprizzata di funky rock e il singolo scala classifiche è "Undercover Of The Night", uno degli ultimi classici del gruppo che riesce a salvare l'ascolto soprattutto per la curiosa e ipnotica parte percussiva e la stridente chitarra di Richards, stesso discorso per "Too Much Blood" ad aprire il lato B, brano che merita solo per la parte ricamata da Keith. Il resto è robetta troppo poco ricercata come la chiusura di "It Must Be Hell" o la vuota "She Was Hot".

Le mie conoscenze sugli Stones si spingono fino al successivo "Dirty Work", che ricordo un po' più uniforme e grezzo, ma gli anni '80 hanno sepolto anche loro. 

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