Gli Strange Flowers sono uno storico gruppo pisano formatosi nei tardi ’80, in pieno fermento garage-psichedelico. Era il periodo del revival della musica dei ’60 che coinvolse anche la nostra penisola. In particolare la scena musicale di Pisa sembrava raccogliere tutte le menti migliori e più creative. Tutto partì dai seminali Useless Boys, da cui poi prese forma una band leggendaria come i Birdmen Of Alkatraz di Daniele Caputo e Maurizio Curadi, autori del mini LP “Glidin’ Off”, probabilmente quanto di meglio sia mai stato publicato in Italia in ambito psichedelico. Come dimenticare poi i bravissimi Steeplejack sempre di Maurizio Curadi (ancora oggi attivi) e i Liars? E’ in questo contesto che si trovano ad operare gli Strange Flowers anche se arrivano un pelo in ritardo, quando ormai la spinta propulsiva del fenomeno si sta stemperando. Rispetto ai nomi citati, gli Strange Flowers spaziano, oltre al garage-blues di partenza, verso altri generi come la new wave e lo space-rock. Hanno in ogni caso una genuina attitudine “psichedelica” come testimoninato anche dai loro concerti in cui improvvisano lunghe jam space-rock. Uno dei loro album più significativi è sicuramente “Music For Astronauts”, uscito per la label tedesca Unique Records e molto apprezzato anche da Rudi Protrudi dei Fuzztones, autore delle note di copertina. Il gruppo ha, nel corso del tempo, subito vari cambi di organico ma è riuscito ad arrivare fino ad oggi. “Pearl At Swine”, pubblicato dalla meritoria Area Pirata, è il loro settimo album. Il gruppo dimostra di non aver perso la sua attitudine genuinamente “psico-pop”, probabilmente la loro dimensione congeniale. Fra echi dei primi Pink Floyd e dei Misunderstood, “Pearl At Swine” gode di una scrittura felice e fresca e ha il pregio di non annoiare mai. Non ci sono cadute di tono anche se vorrei segnalare l’iniziale “Throwing Pearl At Swine”, che si avvale di una melodia irresistibile e “Watching The Clouds From A Strawberry Tree”, con un’atmosfera tipica della psichedelia inglese dei ’60. Ottime anche la surreale “Steven Bought A White Rope” e “The Sensational Show Of The Clouds”, con una bella chitarra acida. Positivo, nell’economia del sound, l’ingresso del fiorentino Giacomo Ferrari alle tastiere. Completano la formazione Michele Marinò (uno dei fondatori) e Nicola Cionini alle chitarre e Matteo D’Ignazi alla batteria. In definitiva “Pearls At Swine” è un buon album di psych-pop che farà felici gli amanti delle sonorità ’60.
Elenco e tracce
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