1988. Nel territorio alternative- rock non si parlava che di loro: originali, creativi, surreali, i componenti degli Sugarcubes non solo erano riusciti ad incantare la critica, ma anche le orecchie del pubblico, che accorsero numerosi ai concerti. Bjork cominciò ad apparire come un nuovo sex symbol sulle copertine dei migliori magazine musicali e la sua voce era riuscita a dare una luce al mercato musicale islandese. Inevitabile, quindi, che i media, sull'onda dell'alto successo non avessero pressato il gruppo sull'incisione del seguito di "Life's Too Good".
Più volte annunciato, il disco venne presentato dagli stessi membri del gruppo come un album ancora più delirante del debutto, affermando di essere riusciti a creare qualcosa di mai sentito. L'attesa fu trepidante e, nel giro di pochi mesi dal primo disco usci questo "Here's Today, Tomorrow Next Week!" (1989): anticipato da un ottimo singolo di impatto radiofonico, una ballata che ritenta il colpo "Birthday", senza riuscire nell'intento, ma apparendo molto buona: "Regina" è, infatti, un esempio di ballata pop davvero invidiabile e raffinata negli "oh-oh" del ritornello, che sarebbe riuscita ad essere bombardata dalle radio con la forza di un ciclone.
Quindi si promettevano ottime cose, ma il disco venne incensato con le peggiori recensioni mai realizzate su un disco rock e, così sia i media che alcuni fans li abbandonarono: l'album non vendette neanche un quarto dei milioni di copie vendute dell'illustre predecessore. Troppe canzoni, troppa fretta di realizzare un nuovo disco, troppo egocentrismo di Einar che sovrasta non poche volte la voce della sua partner. da cui si salvano un paio di eccezioni: "Water" è un degno sostituto di "Birthday" nella sua splendida linea melodica, con il basso che tartaglia e accarezza l'anima, Bjork getta un incantesimo sonoro e anche Einar appare stranamente a proprio agio realizzando un glaciale rap davvero godibile. Anche l'incipit "Tidal Wave" è riuscito con la sua ritmica caraibica molto orecchiabile, l'atteggiamento frivolo e un nuovo indimenticabile ritornello pop. "Speed Is The Key" è un ottimo esempio di rock, una sorta di esperimento su basso, dove i componenti si destreggiano in una ottima linea melodica e radiofonica.
Il resto è più o meno riuscito, più o meno indispensabile, ed è un peccato poichè dopo un capolavoro come "Life's Too Good" ci si era aspettati qualcosa di ancora innovativo e sensazionale. Testi che vogliono essere assurdi, ma che risultano troppo sopra le righe, dimenticando quella componente naif delle prime liriche. Dimenticata la rivoluzione punk, in questo disco gli Sugarcubes si sono concentrati semplicemente sul pop, volendo forse risultare irresistibili alle radio, ma duole dirlo: è un passo falso.
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