Quello dei Tubi è stato uno tra i migliori spettacoli rock di tutti i tempi. Ovviamente questo disco dal vivo che li celebra nel lontano 1978 è fra i migliori live album che esistano, da piazzare quanto meno fra i primi dieci di ogni tempo. Con pari ovvietà si può affermare che l’ascolto di queste musiche, per quanto avvincente e corroborante (pure la ripresa sonora è eccellente, estremamente vivida ed analitica) rilascia solo una piccola frazione del godimento supremo apportato dall’aver presenziato fisicamente ad un concerto di questo eccelso gruppo dell’Arizona. Non si può godere infatti della potente componente teatrale, sarcastica, satirica e perfino pornografica dello spettacolo che sapevano allestire i sette musicisti in formazione, coadiuvati da ricche coreografie nonché, ballerini ed attori in scena insieme a loro.
Deus ex machina principali della variopinta, virulenta e trascinante rappresentazione dei Tubes erano uno dei chitarristi Bill Spooner per quanto riguarda le musiche ed il batterista Praire Prince per le coreografie. Brillante compositore il primo, grafico creativo il secondo oltre che grandioso pestatore di tamburi e piatti. Altra ciliegina sulla torta era rappresentata dal cantante Fee Waybill, una specie di Roger Daltrey più atletico ed estroverso in grado di darci dentro con trucchi, travestimenti e pose tra il glam e l’adamitico per tutto il tempo, riuscendo mirabilmente a non perdere una battuta e non sfiatarsi malgrado gli infiniti “numeri” sul palco insieme ai ballerini ed alla partner Re Styles, una bella figliola impegnata a fargli da alter ego al canto nelle frequenti scenette imbastite insieme on stage.
Non c’è veramente di meglio da comunicare su questa produzione che il consiglio di godersela tutta intera, bevendosi in una sola ingorda ingollata la successione delle diciassette canzoni legate insieme in unica, compatta sequela di oltre settanta minuti ripieni di verve, creatività, lucidità. Il meglio dei primi tre dischi in studio (usciti tra il ’75 e il ’77, uno meglio dell’altro) viene srotolato e riversato sul pubblico in sala e immortalato per le orecchie di tutti gli intenditori futuri, insieme a estratti di colonne sonore famose, una cover dei Beatles (“I Saw Her Standing There”), un torrenziale assolo di batteria, frizzi e lazzi e intermezzi che purtroppo non si possono vedere ma soltanto visualizzare, aiutati eventualmente dalla fortunata ventura di aver assistito ad un qualunque altro loro concerto.
Io per fortuna ho questo privilegio: Palasport di Bologna 2 giugno 1981… uno spasso, un’epifania, un divertimento totale, un ricordo bellissimo.
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