Nel 1967 il movimento Psichedelico era al suo Apice "Cerebrato" con la famosa Summer of Love, gruppi come Jefferson Airplane, Grateful Dead, Doors erano al massimo del loro splendore creativo spinto ai limiti da uno smodato ed incontrollato uso di allucinogeni.

Era il tempo del concetto di vita "Learyano" Turn on, Tune in, Drop out. imparato a memoria dalla generazione ribelle Americana ed Europea. La California era La Mecca, epicentro dove gravitava il movimento Culturale. I Velvet Underground non facevano parte di quel mondo, erano un caso a parte, non li conosceva nessuno ed il loro mondo musicale aveva vita nei bassifondi di una New York insana, depravata.

Furono notati da Andy Wharol che li elesse suo gruppo per i suoi spettacoli e disegnò la famosa copertina dell'album che sto per recensire. "Velvet Underground and Nico" è l'Ep che racconta con Anarchia sfrenata l'universo urbano NewYorkese dove giostravano persone malandate e e chiuse nei tunnel bui dell'Artificioso mondo della grande Mela. Diversamente dagli altri colleghi, non raccontavano di utopie pacifiste, di unione tra le coscienze in libertà, ma raccontavano la cruda realtà Americana senza pudore e carichi di rabbia anfetaminica che dopo aver finito il suo corso, lascia spazio all'energia rallentatrice e carceriera dell'ago in Heroin, una delle più ambigue e sinistre canzoni sulla droga mai scritte.

Altro capolavoro dell'album è Venus In furs dove la desolazione e la furia cosciente di dolore, porta l'ascoltatore nell' altare dei vizi, sadomasochismo e follia in un ritmo lento ed ipnotico, una risposta alla musica di quel periodo incentrata sui sogni. Lou Reed offre una performance moderna e maleficamente sgraziata, pura poesia sub urbana.
Non da meno è il duetto con Nico in una canzone scritta apposta per lei Femme Fatale col suo canto crepuscolare ed originale al tempo stesso, alleggerisce il suono dell'album gia di per se primitivo e protometallico. Memorabili restano I'm Waiting for a men e Sunday Morning ed i contributi sulla produzione e sull'uso della viola elettrificata da parte di John Cale musicista superdotato.

In conclusione potrei definire quest'opera anche Psichedelica, perche gli incubi fanno parte dei sogni e loro con poetica vena iperrealista raccontavano la realtà nei contorni di un'allucinazione.

Da Avere a tutti i costi.

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