Sedici anni di sale prove, concertini, feste, corse in macchina, ritardi sui palchi, soldi buttati, chitarre scordate e riaccordate.
Sedici anni. Nessun demo, nessun disco, niente di niente. La cantina, gli amici, i conoscenti, mamma e papà che "per lo meno non se l'è scelta come professione".
Sedici anni.
Un frego di band a sedici anni neanche ci arrivano.
I The Worship of Silence per il dolce sedicesimo si regalano la prima audiocassetta. Un anno prima lo regalavano su internet, e si poteva definire "Demo". Oggi che esiste nel mondo fisico analogico tangibile non lo si può castrare. Un disco a tutto tondo, rettangolare come i demo di sedici anni fa con dentro quarantadue minuti di musica come i dischi di sempre.

Gente che suonava metal altrove, che suona rock altrove, a cui piace il prog degli anni novanta, che si misura, da più di tre lustri, con quella musica fatta di piante idroponiche e lampade indoor.
Si definiscono doom, ma in california c'è troppo sole. Si definiscono "melodic" e forse lo sono nell'unica maniera plausibilmente godibile: hanno un cantante. Un cantante vero. Che ogni tanto in quei 42 minuti ti dimentichi del resto. E lo ringrazi. Di solito non ti piacciono le canzoni, vuoi la musica strumentale, ma lo ringrazi e lo ascolti fino alla nausea. E una volta vomitato, ricominci a bertelo.

Non la rivelazione massima nel genere metal. Fossero sul serio metal melodico sarebbero il meglio in circolazione da sempre. E, va beh, fossero realmente doom, sarebbero un'altra cosa. saranno in qualche modo postmetal probabilmente. E lì, in quel genere nato concoordinate ben precise e derivato in un non genere in cui sbattere tutto quello che "boh, che minchia è" non ci son cazzi, Joe Hutton è il miglior cantante della storia. Senza se e senza ma, una vittoria spietata e sanguinaria.

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