"Care Of Cell 44" è una canzone tratta dall'album "Odessey And Oracle" dei The Zombies dell'anno 1968.
Parto subito con il dire che non ho scelto di parlare di un capolavoro e probabilmente neanche di un pezzo storico ma di un'ottima canzone che è rappresentativa di un fermento musicale senza pari nella storia della musica rock.
Gli Zombies sono stati un grande gruppo della musica pop, molto influenti e creativi ma palesemente oscurati dai grandi nomi dell'epoca come Beatles e Beach Boys.
Non sono dell'idea di ritenere la fama di certi gruppi compromessa da ingiustizie di mercato che vennero fatte all'epoca, ma semplicemente penso che gli anni 60 del Beat e della psichedelia furono di grande ispirazione per molti e fecero nascere pezzi bellissimi tra cui questo "Care Of Cell 44".
Ovviamente è innegabile la superiorità delle menti di compositori come Lennon, Mc Cartney e Wilson (che per caso furono in solo due gruppi) ed è un dato di fatto che il loro modo di scrivere influenzò tutti creando un genere di imitazione(non scadente, anzi) che tra l'altro gira attorno a due soli album: "Pet Sound" e "sgt Pepper's Lonely Heart Club Band".
Bene proprio questo pezzo sintetizza il concetto compositivo che, secondo me, ha creato un sottobosco musicale senza pari nella storia della musica pop ma che, allo stesso tempo ha compromesso la fama e l'importanza di certi brani o gruppi.
"Care Of Cell 44" è un bellissimo brano. Questo è il tipico pezzo che potrebbe uscire oggi stesso e lasciare tutti a bocca aperta. Non si può dire che è attuale, semplicemente è eterno nella sua bellezza.
Il livello melodico di questa canzone rappresenta quale fosse l'idea musicale di quei gruppi che negli anni 60 crearono un pop-rock senza data di scadenza. Si parte subito con un piano forte e un cantato all'insegna del patriottismo inglese, tipiche sonorità british e lirica "d'amore" che riprende in pieno il concetto di Beat. Ma da subito ci si accorge che questa canzone è figlia del suo tempo.
Un tempo in cui "Penny Lane" dei Beatles mise il punto sul concetto di canzone all'inglese, dell'immaginario delle tradizioni d'oltre manica e la rappresentazione culturale di quel decennio. Ecco che quindi si sente subito che l'obiettivo di questa canzone è di uguagliare sicuramente l'ascolto del brano di Mc Cartney unendolo però ad un'altra uscita discografica dell'epoca: "Pet Sound". Infatti dopo soli quaranta secondi spuntano i riconoscibilissimi "cori alla Beach Boys". L'armonizzazione vocale per eccelenza rimarca l'iportanza dei cori per creare questa situazione di sogno tipica della psichedelia!
Il ritornello è eccellente. Originale con il suo esplodere in contrapposizione ad una strofa calma e sognate, proprio qui abbbiamo il motivo che rende degna di nota questa canzone che, lanciata da questo inciso bellissimo, prende una piega inaspettata fino alla fine in cui cori e strumenti sono in perfetta sintonia.
Questo pezzo si va a sommare a "Friday On My Mind" degli EasyBeat, "Look At Me I'm You" dei Blossom Toes, "Let's Take a Trip Down the Rhine" dei Apple e mille altri brani che come questi, ispirati da un movimento musicale in continua espansione (si arriverà alla progressive addirittura), hanno conquistato l'immortalità.
Forse non sono nella memoria di tutti ma quando li si scopre ce ne si innamora subito e non si può far altro che inchinarsi davanti a tanta fantasia e arte.
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