L'aria era fresca, non fredda, sebbene fossimo a gennaio: merito forse del mare, che vicino com'è alla città in qualche modo ne mitiga la temperatura. Decidiamo di fare una cosa diversa, e di spostarci con l'autobus proprio verso il mare, verso la spiaggia della città, verso Portobello. Sono malato me ne rendo conto, ma tutto in questa città mi affascina e mi strega, ed il fatto di avere nello stesso posto highlands, laghi, luoghi storici incantevoli, una cultura incredibile ed una spiaggia mi aveva messo in uno stato di febbrile eccitazione sin dal risveglio.

Man mano che ci avviciniamo a destinazione l'ambiente cambia: case più colorate e più basse, un'atmosfera quasi più da villaggio della Cornovaglia che da capitale della Scozia, insegne e negozi che sembrano usciti dagli anni Cinquanta. Scesi dall'autobus una pioggerellina leggera ci accoglie, ma ci siamo abituati, e pochi passi dopo eccoci di fronte al mare: qui tutto è perfetto, mi sembra di vivere una scena di "Eternal Sunshine Of The Spotless Mind". Nonostante la pioggia ci sono bambini che, in piumino, giocano scalzi sulla sabbia, e con le loro palette vanno a raccogliere la sabbia bagnata dalle onde per poi riportarla indietro e farci castelli, il tutto sotto gli occhi dei genitori che parlano con in mano immancabili bicchieroni di caffè.

Poco più in là i cani giocano sulla sabbia, si rincorrono e rincorrono i giochi lanciati dai loro padroni. L'aria è frizzante ma il tempo sembra fermo, fissato in una foto che posso vivere, in cui tutto sembra essere al suo posto, e quel baracchino che vende cioccolata calda sul lungomare ha il fascino di una scoperta che non ti aspettavi, e che sembra essere lì apposta per te, per farti commuovere di fronte a tanto stare bene.Di fatto non succede nulla, te ne stai seduto su uno sgabello con la tua ragazza, sorseggiando una cioccolata calda, giocherellando con i marshmallows che ti ci hanno messo, e conversando con gli affabili proprietari del chiosco, con intorno solo il suono del mare, il vociare dei bambini ed i cani che abbaiano, ma è tutto ciò di cui hai bisogno per stare bene. Ed è bello quando sono le piccole cose a darti felicità e a farti sorridere, ed è ancora più bello quando, a distanza di quasi un anno, riesci a rivivere quelle stesse sensazioni come se tu fossi ancora lì, e le senti al punto tale da farti quasi piangere per la gioia e per la nostalgia. "We are a band from Glasgow, Scotland, and we enjoy making music." Così, semplicemente, i There Will Be Fireworks (da ora in poi TWBF) si presentano a chi si avvicina a loro. Li ho conosciuti per via della loro etichetta, di base ad Edimburgo, ma appena mi sono apprestato ad ascoltare "The Dark Dark Bright" per la prima volta mi sono subito innamorato di questo gruppo. I Nostri propongono un genere avvicinabile, generalizzando, al post rock: frequenti sono i climax emozionali, che partono da semplici arpeggi acustici o da un crescendo basso-batteria per poi esplodere in una corale travolgente e sbalorditiva in quanto a impatto sull'ascoltatore. Nei pezzi che compongono questo disco sento note di Explosions in the Sky, ma anche di Damien Rice (la consolatoria delicatezza dell'irlandese è ben presente anche nella voce del cantante di questa band), degli Arcade Fire e dei GY!BE (nell'epicità sinfonica e nei crescendo di alcuni pezzi) e dei Brand New (tanti piccoli richiami a "The Devil and God...").I TWBF non inventano niente, credo sia chiaro, (anche perché in questo genere cos'altro puoi inventare ancora quando ci sono i Godspeed, per dirne uno a caso?), fanno però una cosa semplice, sanno emozionare. E lo fanno con cose altrettanto semplici e forse scontate, giocano con i ricordi, con i sorrisi e le lacrime, consolano e fanno sorridere, ti mettono a tuo agio, ti fanno pensare e ti tengono compagnia. Insomma, sono come quella cioccolata calda presa sul lungomare di Portobello a Edimburgo lo scorso gennaio: qualcosa di piccolo, insignificante, ma che ogni volta che ci ripensi sa darti calma, sa ricordarti di un momento felice, e, magari, sa farti un po' commuovere.
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