"The Dark Dark Bright" arriva quattro anni dopo l'esordio omonimo. Come dice il monicker però, i fuochi d'artificio ci sono. Si fanno attendere ma ci sono. La ricetta è la stessa, delicate linee melodiche che lasciano spazio ad esplosioni sonore che conservano comunque l'eleganza e l'armonia dei momenti più tranquilli. 

Il breve intro si affievolisce quando fanno il loro ingresso la voce e una chitarra acustica per poi lasciare spazio a "River", forse già il top dell'album, pezzo energico e intenso, caratterizzato da un'ottima prova vocale, molto Post Rock ma con una forte personalità. Subito dopo, i ragazzi di Glasgow sono pronti a dimostrare di sapersi destreggiare tra pezzi ricchi di sfaccettature e brani di una bellezza minimale, efficaci proprio nella loro semplicità. Si potrebbe parlare di un semplice Folk in pezzi come "Roots" o "Lay Me Down". Ma è un suono comunque maturo, calibrato con grande maestria.

L'oscillare tra questa semplicità e questo intimismo e i crescendo del Post Rock più guitar-oriented è una caratteristica di tutto il disco. E si rivela una caratteristica vincente. "Ash Wednesday", "Here Is Where" "South Street" sono altri episodi da citare se si parla della personalità del disco.

Non è un disco su cui riversare cascate di parole e divagare, è qualcosa di bello che da uno spettacolo familiare e rassicurante.

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