"Dopo quello che abbiamo passato, dopo tutto quello che ho fatto, non può essere tutto inutile." (Ellie, The Last Of Us).

Nel bicchiere un ultimo goccio di whisky. Lo bevo, e il suo sapore ligneo e acre mi brucia la gola. Fuori dalla finestra il sole è ormai basso ed enorme, arancione. Un altro giorno sta per finire, un altro giorno muore. La città davanti ai miei occhi sembra colorarsi di quell'ultima luce rossastra, le ombre sembrano magri fantasmi che si protendono verso il futuro. Ma quale futuro? Da mesi ormai non c'è più nessuno, e i pochi sopravvissuti che ancora vivono e si nascondono come me in città hanno perso la speranza di vedere un futuro. Combattiamo, facciamo di tutto per mantenerci in vita, per non cadere e mai più rialzarci. Io, solo in questo appartamento abitato un tempo da una famiglia felice, ho un'arma diversa per sopravvivere. La mia arma non ferisce, la mia arma non uccide. La mia arma è la musica.

Affascinante e delicato, Another Language dei This Will Destroy You è un disco stupendo. "New Topia" mi accompagna dolcemente nei ricordi del passato, nei ricordi del mondo prima che cadesse in distruzione. Prati verdi e cielo terso, risate di bambini. Un tappeto di synth che cullano e paiono librarsi nell'aria come nuvole bianche, una batteria sorniona che esplode insieme alle chitarre in un crescendo da brividi che instaura coraggio e forza interiore. La forza dell'album sta proprio nel darci speranza, nel donarci momenti di estrema emozione in nove tracce sublimi ed esteticamente perfette.

Mi volto a guardare la ragazza che dorme. Sembra una bambina, ed è la nostra unica speranza per riportare il mondo com'era prima. L'unico motivo per cui ancora combatto è lei, è la sua vita. Una ragazzina nata dopo il disastro, dopo la fine del mondo. Una ragazzina che non ha mai visto ciò che c'era prima. Le ho fatto ascoltare "Dustism", con la sua elettronica soffusa e morbida che accompagna le chitarre vibranti mai opprimenti. Un classico brano post-rock, un classico viaggio spettacolare fatto di immagini cinematografiche e scenografiche. La colonna sonora della pace. Lei mi ha risposto che le piaceva quella canzone, che le sembrava l'ideale colonna sonora dei suoi sogni.

Il silenzio fuori è inquietante. Ormai ci ho fatto l'abitudine, ma certe volte fa paura. La musica dei This Will Destroy mi aiuta a distrarmi, a lasciare vagare la mente. Non ascolto altro da giorni. Pezzi magnifici e profondi come "War Prayer" e "Serpent Mound" hanno l'incredibile capacità di non stancare mai, e di farmi venire i brividi ogni volta che li ascolto. Non c'è intenzione di rivoluzionare o creare le basi per qualcosa di nuovo: c'è solo la voglia di dare al post-rock un nuovo tesoro, una nuova pietra miliare che rimarrà incastonata nella nostra memoria. L'album è coeso, sincero, potente. La band ha dato il massimo, implementando il suono dei loro due dischi precedenti in un unico immenso e riuscitissimo lavoro dal quale è difficile staccarsi.

Ancora una volta mi chiedo se un giorno tutto questo dolore finirà. Mi chiedo se la nostra vita, la vita di noi sopravvissuti tornerà mai quella di una volta, quella vita che ci manca troppo. Mi chiedo quando potremmo smettere di combattere, di uccidere per non essere uccisi, di camminare per chilometri senza trovare cibo. Come vorrei essere di nuovo libero, sentirmi leggero come le note di piano di "The Puritan", sinuoso brano ambient dall'atmosfera celestiale. Vorrei dormire sereno, cullato dalle morbide onde spumose e raffinate di "Mother Opiate".

In lontananza sento degli spari. La notte è vicina, e sarà un'altra notte di incertezza e paura. Devo svegliarla, dobbiamo approfittare dell'oscurità per muoverci. Approfittare del buio per non essere visti e avanzare più velocemente, senza essere aggrediti. Un morso e sarebbe la fine, un errore e non ci sarebbe più futuro per nessuno. Apre gli occhi, mi sorride. Dobbiamo andare, le dico a bassa voce. Annuisce, si mette lo zaino in spalla e usciamo. La sua forza mi sorprende ogni volta. Una forza disarmante, racchiusa in una quattordicenne che ha in mano la salvezza del mondo. Prima di partire per la lunga camminata che ci aspetta, voglio finire di ascoltare l'album dei This Will Destroy You. Mi dà la carica, mi far star bene, per tutta la sua durata mi distrae e mi rilassa. Lei si siede accanto a me e mi stringe la mano fredda. Gioisco nel sentire la pennellata shoegaze di "Invitation" che vibra fin dentro alle ossa. Mi commuovo quando vengo assorbito dalla bruciante melodia di "Memory Loss" e dalla pesante batteria che la accompagna. E poi c'è "God's Teeth", la perfetta chiusura. Un finale fatto di elettronica e synth e pianoforte, che chiude il cerchio e mi riporta alle immagini della felicità dei bambini, ai colori sgargianti della primavera che non c'è più.

L'altro linguaggio dei This Will Destroy You è il linguaggio universale della musica. Un linguaggio senza parole, ma che vale molto più di una sola parola. Un linguaggio che dona speranza e gioia. Un linguaggio che emoziona, che fa star bene. Un linguaggio che anche dopo la fine del mondo tutti capiranno e ameranno.

Recensione liberamente ispirata al videogioco "The Last Of Us" (Naughty Dog, 2013).

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