Aspettavo la nuova fatica dei quattro di Irvine con quasi un sentimento di ansia. "Esagerato!", commenteranno i più. Forse, però ogni lavoro dei Thrice è accompagnato da una dose di crescente attesa, data dalla costante progressione artistica di una band molto intelligente e dinamica.

Avere paura di cambiare, evolversi, osare sono alcune delle più grandi debolezze di varie band, ormai baciate dalla gloria commerciale e dal successo a volte meritato, a volte un po' meno. I Thrice non hanno paura di questo. I tratti distintivi e Post-Hardcore dei "soliti" Thrice sono evidenti in canzoni come "Talking Through Glass" (forse uno dei migliori pezzi mai scritti dal gruppo californiano) e "At The Last" (da brividi quando Dustin Kensrue intona "My body: soon buried and left to rot. The time's gone, how quickly it all has passed. My God, now I see how I've squandered each and every breath.").

I Thrice giocano con i sentimenti non risultando banali, come in "The Weight", sfornando riff magnetici e veloci (ma non alla Deadbolt per capirci!) oppure placano gli animi con un lento alla Radiohead ("Circles"), miglior brano dell'intero lavoro, con quell'apertura Post-Rock finale, (quasi) inedita per i Nostri. I tempi dispari rendono interessanti anche brani meno inspirati come "Doublespeak", mentre il mood country-blues, già presente nell'EP "Earth" di "The Alchemy Index" impreziosisce "Wood And Wire". Il primo video estratto sarà quello di "In Exile", altro brano-capolavoro che convince con quel suo incedere rockeggiante e con un coro finale epico.

La progressione del suono dei Thrice si fa molto interessante. Con "Beggars" il tiro dei Nostri è nettamente Rock, con un groove ed un'energia molto marcati. Per energia non si intende però la velocità e la potenza dei riff presenti in "The Illusion Of Safety", nè tantomeno il doppio pedale di pezzi come "Silhouette", ma un nuovo (anzi più classico) modo di interpretare la musica. Un approccio più immediato e dal maggior feeling rispetto alla rigida, seppur ineccepibile, proposta sonora di "The Alchemy Index".

La maturazione artistica è praticamente completa, anche se non è tutto oro quello che luccica. Alcune pecche derivano dalle influenze radioheadiane, che se riescono a creare brani ottimi come "Circles", già citata in precedenza, a volte rendono noiose e pretenziose costruzioni musicali come "The Great Exchange", tipico pezzo "skippabile", alla "Like Moths To Flame" di "Vheissu".

Siamo davanti all'ennesima dimostrazione di classe di una band in continua evoluzione. "Beggars" è destinato a tutti gli amanti della buona musica.

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